Largo al pubblico, va in scena la performance

Largo al pubblico, va in scena la performance

Se ancora c'è qualcuno (pochi ormai) che arriccia il naso a sentire la parola «performance», dal 20 al 24 marzo, durante la XI edizione di «Uovo-Performing Art Festival» che si svolgerà in diversi luoghi milanesi (Triennale, Fondazione Pini, Fabbrica del Vapore e altri), potrà avere una perfetta chiarificazione di cosa significhi. Una performance è anzitutto un avvenimento: scordatevi trama, intervallo tra i due atti, protagonista o primo ballerino. La fisicità degli attori è al primo posto nell'ideazione di una performance e il vero protagonista del «momento performativo» è il corpo, degli attori senza dubbio, ma anche del pubblico che prende parte all'azione dell'artista.
La «performance» ha un'unica regola e un'unica condizione: quella che di volta in volta il performer decida per esprimere un senso, un significato, al pubblico. Ecco perché «Uovo» si svolge in diversi spazi milanesi, per di più non teatrali eccetto il Teatro dell'Arte: non si parla necessariamente di platea e palco, ma di «luogo scenico». Si perde ogni riferimento e si apprezza una «performance» solo lasciandosi coinvolgere da ciò che si vede, partecipando. Il 20 marzo, alle 20.45, apre il «Festival» al Teatro dell'Arte il coreografo Jerome Bel, francese Montpellier. Il 48enne coreografo realizzerà una performance in inglese con il gruppo svizzero «Theater Hora» (composto da persone dai 18 ai 51 anni affetto da sindrome di Down o altri handicap psichici) che nasce con l'obbiettivo di supportare e promuovere lo sviluppo artistico e creativo di persone con disabilità. Il gruppo svizzero infatti Se già Bob Wilson, il performer americano, ha tempo fa iniziato un lavoro sullo studio specifico del movimento in persone disabili, anche Bell presenta a Milano una danza «per mostrare ciò che non conosci».
Il 23 marzo, sempre alle 20.45 ancora al Teatro dell'Arte, i Mimosa, gruppo multinazionale (Francia, Stati Uniti, Portogallo), portano il «Voguing», stile di danza contemporanea, nato nei locali gay frequentati da latinoamericani e da afroamericani. La performance fa in particolare riferimento alle competizioni di ballo che avevano luogo sulla dance hall di Harlem all'inizio degli anni '60.
«Drive_in #5 (Milano)» è invece la performance del gruppo milanese «Strasse», e consiste in un viaggio in macchina per la città per uno spettatore alla volta: l'auto li condurrà in un percorso attraverso la città e le periferie incontrando varie azioni performative create dagli attori di «Strasse». Uovo prevede anche approfondimenti, come quello previsto per venerdì 22 marzo alla Fondazione A.

Pini: «Dialogo su Forsythe» è un incontro aperto al pubblico in cui i critici di danza Francesca Pedroni e Marinella Guatterini affronteranno il lavoro del grande coreografo ancora vivente tornato in Italia con la sua Forythe Company grazie a «Uovo» nella primavera 2012.

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