L'arrivo della primavera celebra Alda Merini

A nove anni dalla sua morte, Milano rende omaggio alla "poetessa dei Navigli"

L'arrivo della primavera celebra Alda Merini

Riflettori ancora su Alda Merini. In questi giorni si festeggiano tutte le tue prime edizioni originali, compresa la prima, rilegata con lo scotch dalle sue mani, de Le rive petrose, con la dedica al papà corretta a penna. Si celebrano i «minilibri» pubblicati per Pulcinoelefante, felice sintesi di versicoli e illustrazioni raffinatissime come solo l'editore e artista visivo (visionario, a dire il vero) Alberto Casiraghy faceva e continua a fare. E poi ci sono i manoscritti, le lettere e le poesie autografe o dattiloscritte che lei, la poetessa che vagava sui Navigli tra un caffè da Charlie, una chiacchiera con il farmacista e tante sigarette fumate, regalava ai negozianti del quartiere che l'aveva adottato. Tra loro anche i librai antiquari della Pontremoli: Giovanni Milani, di cui era invaghita («caro amore bugiardo/ caro amore infinito/ circolo intorno a te/anello per ogni dito», gli scriveva) e la deliziosa Lucia Di Maio, che con rispetto l'ha saputa sempre ascoltare, capire, accogliere. «Passava spesso da noi: si fermava, leggeva, cercava un momento di quiete tra gli scaffali nei momenti più bui. Scriveva un verso, un messaggio e ce lo donava», racconta Lucia Di Maio. Lo dice, senza paura di commuoversi, mostrandoci alcuni strepitosi scatti fotografici dedicati ad Alda Merini una quarantina circa, a colori e in bianco e nero realizzati da Giuseppe Nicoloro. Vediamo la poetessa negli anni Ottanta, nei pressi della sua umile casa in Porta Ticinese (una maglia bianca sgualcita addosso, le collant a rete bucate, l'aria stralunata) e poi nel periodo del successo e della fama: le comparsate televisive (da Chiambretti, ad esempio), a braccetto con Lucio Dalla, con la cantante Arisa, con l'allora prefetto dell'Ambrosiana cardinal Gianfranco Ravasi... Ieri, nella Giornata Mondiale della Poesia, Alda Merini avrebbe compiuto 87 anni: «Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenare tempesta», scriveva. Manca da 9 anni, ma Milano non dimentica la sua «piccola ape furibonda», capace di pungere e poi distillare miele con un verso, arrivando al cuore di tutti. Di certo non lo fa la Libreria Pontremoli che nel frattempo ha lasciato i Navigli, ora meta degli appassionati dello street food più che dell'antiquariato, per trasferirsi in un luminoso interno in via Cesare Balbo 4 con il suo patrimonio di libri rari, documenti, fotografie (enorme la sezione sul Futurismo), alcuni dei quali portano la sigla della poetessa più amata d'Italia.

«Letto divino.

Alda Merini mai vista: foto, libri, manoscritti» (dal lunedì al venerdì, 15-19, ingresso libero) raccoglie in quattro sezioni la produzione editoriale (con le chicche di cui si diceva), le fotografie di Nicoloro, manoscritti inediti che ci raccontano l'Alda più intima e tormentata (dalla malattia, dall'indigenza, dal disperato bisogno di essere amata e accettata, come donna e come poetessa) e una selezione degli aforismi, tra le migliaia pubblicati dal Pulcinoelefante. Bello rivedere il tuo sguardo pungente, il tuo rossetto scomposto e quella calligrafia capace di creare versi al tempo stesso semplici e assoluti: ci incanti ancora, cara Alda, ci incanterai sempre.

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