Cronaca locale

L'arte d'oggi nel palazzo medievale

In via Cino del Duca le mostre e i progetti di Fondazione Carriero

Marta Calcagno Baldini

Mentre il traffico e i pedoni corrono verso Piazza San Babila e poi giù verso corso Europa zigzagando tra i cantieri, in Casa Parravicini, nella vicina via Cino del Duca 4, elegante palazzo medievale, regna il silenzio e la pace. Tra le pareti in cotto della residenza signorile commissionata nel 1400 dalla famiglia Parravicini, che negli anni '90 fu riadattata da Gae Aulenti come sede di una banca, oggi in questi 500 mq si trova la casa-museo Fondazione Carriero, che ospita mostre di arte contemporanea e di ricerca grazie all'intervento del mecenate Giorgio Carriero, ex amministratore delegato di Generalfin S.p.A nonché imprenditore milanese e grande appassionato d'arte. Insieme all'amico Ennio Brion e con un comitato scientifico, Carriero ha aperto uno spazio dedicato alla produzione e l'esposizione d'arte contemporanea. A cura di Albert Oehlen e Francesco Stocchi, dallo scorso 27 ottobre fino al 4 febbraio proprio qui prosegue la mostra «Fasi Lunari», la prima delle due previste per l'anno accademico 2016-2017: nei vari dislivelli in cui si articola lo spazio espositivo dialogano i lavori dell'artista tedesco Albert Oehlen (Krefeld, 1954) con i suoi allievi alla Kunstakademie di Düsseldorf, dove l'artista ha insegnato dal 2000 al 2009. Anche al di là della sua carica di professore i giovani Peppi Bottrop, Andreas Breunig, Max Frintrop, Fabian Ginsberg, Yuji Nagai, David Ostrowski, tutti trentenni, sono stati seguiti dal maestro, che ha continuato a supportarli nella loro crescita artistica, prolungando la frequentazione oltre i muri dell'accademia. Su 23 opere in esposizione, tre sono quelle di Oehlen, di cui una collocata all'inizio del percorso, e una alla fine. Tema comune a tutti, maestro e allievi, è l'uso della pittura oggi, nel XXI secolo, tecnica che in certi casi appare persino provocatoria data la molteplicità di linguaggi artistici nuovi possibili: colpisce l'assenza di scandalo, l'assenza di ricerca di protagonismo da parte degli artisti e la capacità tecnica. Per opere di grandi dimensioni che dialogano anche fra loro, come la tela dalle tinte chiare, 200 x 230 cm, olio e carta su tela, di Oehlen, che è esposta con il tappeto, 340 x 240, di Peppi Bottrop decorato a grafite.

Con la pittura totalmente astratta e movimentata nel tratto di Breuning, quella buia di Frintrop e le stampe articolate di Ginsberg.

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