"Lavava l'auto spesso e in garage". Fu il vicino a uccidere Redaelli

Il 54enne accoltellato da un muratore dopo anni di litigi

"Lavava l'auto spesso e in garage". Fu il vicino a uccidere Redaelli

Il comandante della compagnia dei carabinieri di Desio, Mansueto Cosentino, che per tre mesi ha diretto le indagini, li ha definiti mestamente «due solitari». Ed è infatti una vicenda tristissima, conclusasi in un dramma assurdo, «montato» piano piano fino all'esasperazione e deflagrato nella follia, quella che ha portato allo spietato omicidio di Michelangelo Redaelli, 54 anni, ucciso dal vicino di casa con due coltellate - una al collo e l'altra sotto l'orecchio sinistro - nel suo box (nella foto sopra, ndr) nel primo pomeriggio del 22 dicembre, nel condominio di via Parini 1, al villaggio Brollo di Solaro. Il cadavere è stato rinvenuto la mattina successiva dopo che un amico della vittima ne ha segnalato il troppo sospetto e prolungato silenzio ai militari della stazione locale.

Determinanti per arrivare all'individuazione dell'assassino, il 58enne muratore di origine sicula Mario Zaffarana, è stato il dna dell'uomo ritrovato sul giubbotto di Redaelli ma ancora prima le testimonianze dei condomini del palazzo di via Parini che hanno parlato chiaramente di rapporti tesissimi tra i due, sfociati anni fa in una vera e propria aggressione da parte dell'arrestato che nutriva «un dissapore a senso unico», come si legge sull'ordinanza di carcerazione, nei confronti della vittima. L'uomo ucciso infatti, nonostante fosse apertamente disprezzato e «martellato» a ogni occasione dal vicino, non aveva mai denunciato il muratore, nemmeno quando l'altro lo aveva picchiato, ed evitava qualsiasi scontro aperto, limitandosi a ignorarlo. Addirittura i residenti erano quasi certi che un giorno, a ribellarsi, sarebbe stato lui, Michelangelo.

Cosa avrebbe irritato così tanto Zaffarana che negli ultimi tempi si era trasferito addirittura in un'altra località, a Limbiate, esasperato sia dalla recente separazione dalla moglie ma anche dal comportamento dell'ormai ex vicino? Secondo la ricostruzione degli inquirenti, diretti dal pm di Monza Luisa Zanetti, Redaelli, che viveva della rendita derivatagli da una eredità e qualche volta dava una mano a un fiorista del posto, «una persona maniaca dell'ordine e della pulizia, al punto che era solito lavare la macchina quotidianamente, utilizzando i locali condominiali e l'acqua».

Inoltre fumava nelle parti comuni dello stabile, un comportamento criticato anche dagli altri residenti, ma che «per Zaffarana, invece, era imperdonabile» spiegano i vicini che avevano raccolto anche i timori della vittima. «Prima di trasferirmi te la farò pagare» lo aveva minacciato. E così è stato: l'assassino si è trasferito a Limbiate subito dopo l'omicidio.

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