La leggenda di Amram il jazzista di Kerouac

Il grande pianista compositore sul palco del Manzoni Con lo scrittore beat inventò i primi reading musicali

Luca Testoni«Lei è una meraviglia e una gioia, una manna dal cielo per coloro che credono nel potere della musica di cambiare vita e di ispirare l'azione».A firmare la dichiarazione d'amore... artistico, qualche tempo fa, il grande trombettista Wynton Marsalis. Il destinatario? David Amram, 85 anni (e non dimostrarli...), statunitense di origini ebraiche di Philadelphia, compositore, pianista (ma suona alla grande anche il corno francese, il flauto, le percussioni e una dozzina di altri strumenti) che, durante una carriera chilometrica, ha attraversato tanto la musica accademica come l'improvvisazione jazzistica più onnivora e disinibita. È lui l'ospite eccellente del live di domani mattina (alle 11) al Teatro Manzoni, nell'ambito della benemerita rassegna Aperitivo in concerto.Leggendario è l'aggettivo che la stampa internazionale è solita appiccicare addosso a mister Amram. In effetti, nella sua lunga esistenza non si è fatto mancare nulla. Il suo primo album jazz, Crazy Rhythm, risale al 1955: aveva come ben leader il mitico vibrafonista Lionel Hampton. Un gran bell'inizio, non c'è che dire. Un paio d'anni dopo divise il palco con lo scrittore beat Jack Kerouac dando vita ai primissimi reading di jazz-poetry. Non basta, perché a metà anni Sessanta fu il primo compositore in residenza! con la New York Philharmonic Orchestra, sotto la direzione di Leonard Bernstein. Per la cronaca, David Amram ha composto più di 100 opere orchestrali e da camera e due opere, e all'inizio della sua carriera ha scritto musiche per il teatro e il cinema (per esempio, la colonna sonora di The Manchurian Candidate di Jonathan Demme o Splendore nell'erba di Elia Kazan) e ha collaborato con mostri del jazz come Charles Mingus, Thelonious Monk e Charlie Parker (che lo incoraggiò a studiare Stravinskij e Bartok e anche a continuare a giocare col suo primo strumento, il corno francese).È stato scritto che David Amram «assorbe tutta la musica nell'aria». Una metafora ad enfatizzare un eclettismo spinto e una volontà - se vogliamo anche politica (non a caso in patria è considerato un veterano dei concerti di beneficenza) -, di andare oltre barriere e steccati dei generi. Non c'è da stupirsi: in fondo siamo al cospetto di uno spirito libero a denominazione d'origine controllata.

Domani David Amram si presenterà sul palco del Manzoni per l'Aperitivo in Concerto delle 11 alla testa di un quintetto di cui fanno parte un leggendario jazzista come il contraltista e flautista Jerry Dodgion; il contrabbassista Rene Hart; il batterista Kevin Twigg; e il percussionista Adam Amram, figlio del compositore, a sua volta brillante strumentista e compositore. D'altronde, con un padre del genere sarebbe stato impossibile non fare bene, no?

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