Leggende a Hollywood Se «Via col vento» è un ciak tutto da ridere

Parenti, la fortunata commedia che racconta la vera storia del kolossal. In scena tre assi

Antonio Bozzo

Lascia o raddoppia? Era la celebre domanda-titolo del telequiz condotto da Mike Bongiorno (un pensiero grato al papà della tv italiana) ma è anche, nella voglia di raddoppiare, la settimana al Franco Parenti. Sono infatti due i debutti che tengono la scena. Fino a domenica 18 il primo, fino al 21 febbraio l'altro, entrambi spettacoli molto godibili. In Sala Grande vediamo Hollywood. Come nasce una leggenda, commedia impostata sulla lavorazione di uno dei più celebri film di ogni tempo, Via col vento. David O. Selznick, il produttore, non era contento né della sceneggiatura (che doveva trasformare per il cinema le dense pagine del romanzo di Margaret Mitchell, stampato nel 1936) né delle pigrizie registiche. Soluzione: per evitare di rinunciare al film, cambiare regista e sceneggiatore. Questo, come si dice, è storia. Selznick arruolò Victor Fleming per la regia e Ben Hecht per la sceneggiatura. Una coppia d'assi. Peccato che Hecht non avesse la più pallida idea di cosa fosse Via col vento, inteso come romanzo da cui trarre il succo. Glielo spiegheranno, in cinque giorni e cinque notti negli Studios, il produttore e Fleming. In scena Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti e Gigio Alberti (dei tre è anche il progetto artistico) e Paola Giannetti, adattamento e regia di Virginia Acqua. Si ride, e tanto. Perché lo sceneggiatore è duro di comprendonio, e gli devono mimare le scene del romanzo, come si fa tra amici in salotto nel gioco del film da indovinare. Il miracolo, risata dopo risata, accade: sennò Via col vento, uscito nel 1939 negli Usa ma arrivato in Italia solo nel 1951, non sarebbe mai giunto sullo schermo.

E passiamo all'altro debutto, in Sala AcomeA fino al 21. Titolo: La domanda della regina, ovvero quella che sua maestà Elisabetta d'Inghilterra rivolse alle teste d'uovo della finanza dopo il crack della Lehman Brothers. Eccola, nella sua cruda semplicità: «Perché nessuno ha previsto tutto questo?». La regia è di Pietro Maccarinelli, in scena Emanuele Fortunati, Ester Galazzi e Francesco Migliaccio, della Compagnia Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, che ha prodotto lo spettacolo. Frutto del lavoro a quattro mani di Guido Chiarotti, fisico, e Giuseppe Manfridi, autore teatrale. Una commedia che affronta l'incertezza del destino, la difficoltà delle relazioni umane in un mondo complicato, con mille varianti. «Tutto il testo è costruito come un elegante gioco, in cui la tessitura linguistica e i rapporti verbali creano le dinamiche fra i tre personaggi», dice Maccarinelli nelle note di regia.

«Alcune domande otterranno delle risposte, ma solo parziali e il gioco come è cominciato riprenderà, generando nuove domande che non potranno avere risposta. Il testo è un sofisticato e ironico play dove la parola di scienza, filosofia, poesia costituisce la struttura portante».

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