Leggi anti-moschee, altro che spot: "Chiudere tutti i centri abusivi"

La svolta con le nuove norme regionali c'è stata Il municipio 2: «Valga anche per via Cavalcanti»

Leggi anti-moschee, altro che spot: "Chiudere tutti i centri abusivi"

Dopo lo stop alla moschea di via Faà di Bruno, anche il Municipio 2 chiede interventi in via Cavalcanti e negli altri centri religiosi irregolari della zona. E tutta la vicenda delle legge «anti-moschee» cambia prospettiva. Quando ha predisposto norme restrittive sui nuovi luoghi di culto, il Pirellone è stato accusato di aver fatto solo propaganda. In realtà le norme regionali sui luoghi di culto cominciano a produrre effetti, a Milano e non solo.

Il caso è aperto, intanto, a Sesto San Giovanni (dove fra l'altro oggi torna il leader leghista Matteo Salvini). La Regione ha verificato che in via Luini - dove dovrebbe sorgere una grande moschea - è insediata attualmente una struttura che l'assessore Viviana Beccalossi ha definito «non provvisoria come continua a definirla l'amministrazione comunale, bensì irregolare». Il sindaco Monica Chittò liquidando l'iniziativa della Regione come una mossa «politica ed elettorale». Beccalossi ha replicato che sono stati i tecnici a firmare pareri e comunicazioni sul caso di via Luini. Il candidato sindaco del centrodestra, Roberto Di Stefano, intanto, ha annunciato esposti se il Comune «non provvederà immediatamente a fare smantellare la struttura attualmente adibita a moschea».

Ma non è solo Sesto. In altri Comuni i sindaci ci stanno muovendo in virtù delle norme regionali, per intervenire su centri irregolari o presunti tali. Sindaci di colore diverso. Un leghista a Sant'Angelo Lodigiano, certo, ma un primo cittadino del Pd a Castano Primo.

Intanto si è prodotto il precedente di via Faà di Bruno 14: un ufficio comunale ha emesso l'ordine di ripristino della destinazione originaria dei locali interrati impropriamente usati come moschea. E se questa «svolta» - come l'ha chiamata il presidente del municipio Paolo Bassi - è arrivata in Zona 4, analogo effetto potrebbe prodursi in altre aree della città. È quello che auspica, per esempio, il presidente del municipio 2 Samuele Piscina: «Bene lo sgombero della moschea nel Municipio 4 - dice il leghista - Attendiamo però lo stesso trattamento per i numerosi luoghi di culto irregolari del Municipio 2. Rimanendo in tema moschee abbiamo quella di via Cavalcanti, quella di via San Mamete, quella di via Carissimi, quella di via Padova e quella di viale Monza. Ovviamente tutti questi luoghi di culto sono abusivi e accatastati come magazzini senza permanenza di persone o come abitazioni. Proprio ieri sera mi arrivavano telefonate dei cittadini che erano esasperati per l'ennesimo afflusso di centinaia di persone in luoghi non adeguati, senza vie di fuga e condotti di areazione. Se l'amministrazione comunale ha intrapreso questa strada con il luogo di culto irregolare del Municipio 4, da oggi dovrà utilizzare il medesimo metodo per tutti quelli di Milano. Le regole sono uguali e devono valere per tutti».

Via Cavalcanti in particolare è un

nervo scoperto. L'attuale sindaco, Beppe Sala, già in campagna elettorale aveva detto: «Spazi come quelli non devono più esistere». Ma la sua vice ha appena chiesto alla Regione un passo indietro sulle norme più restrittive.

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