Cronaca locale

Legionella a Busto Arsizio, trovata la zona del focolaio

Il bilancio per adesso è di un morto e 15 contagiati Il sindaco Antonelli rassicura i cittadini su Facebook

Legionella a Busto Arsizio, trovata la zona del focolaio

Come sempre è molto difficile, praticamente impossibile, comprendere come sia avvenuto il contagio. La legionella è una malattia infida, causata da un batterio che si trova nelle falde acquifere, ma non si contrae bevendo e non si trasmette da persona a persona: il contagio avviene per via respiratoria. L'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera però è moderatamente ottimista sui 15 casi accertati venerdì nella zona a nord ovest di Busto Arsizio (11 uomini e 4 donne ormai tutti dimessi dall'ospedale e ritornati a casa) e nonostante il decesso, per ora fortunatamente l'unico, di un 78enne con patologie pregresse e un sistema immunitario già molto compromesso.

«Per ora fortunatamente non si può parlare di focolaio e vedremo il da farsi qualora emergessero altri casi di contagio - spiega Gallera -. C'è stata intanto un'azione tempestiva dell'Ats che non induce al momento a misure drastiche: prelievi di acqua nelle abitazioni dei casi, prelievi nella rete idrica e in particolare campionamenti nelle torri di raffreddamento da cui, visti i temporali delle scorse settimane, potrebbero essersi sviluppati degli effetti di vaporizzazione che avrebbero indotto il contagio»

«La sintomatologia può essere varia: si possono avere forme asintomatiche, quadri clinici simil-influenzali fino ad arrivare a una grave forma di polmonite - prosegue l'assessore regionale -. La malattia ha un'incubazione che varia da 2 a 10 giorni, mediamente tra 5 e 6 giorni. È più frequente nei soggetti anziani, con patologie croniche o che deprimono il sistema immunitario nonché nei fumatori. In caso di sintomi sospetti è opportuno rivolgersi quanto prima al proprio medico curante. Nei casi gravi la terapia viene eseguita in ospedale con antibiotici specifici».

«Intanto l'acqua è stata sottoposta a iperclorazione e sono stati allertati i medici di base della zona - sottolinea ancora Gallera - affinché venga prestata una particolare attenzione ai sintomi tipici della legionella. Sono stati inoltre attivati i contatti tra il laboratorio microbiologico di Busto Arsizio, l'Ats e l'Istituto Superiore di Sanità per facilitare l'invio di campioni umani e ambientali».

Mentre il sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli, ha rassicurato i suoi cittadini con un post su Facebook, lo spettro resta l'estate di due anni fa quando, a luglio, il focolaio di legionella scoppiato a Bresso, infettò 52 persone e ne uccise 5. Nulla rispetto a quello che accadde un mese dopo nella pianura Bresciana dove un focolaio di polmonite batterica, sovrapposto alla legionella, colpì 9 Comuni. Alla fine saranno circa 750 i casi diagnosticati, una media di 16 al giorno tra il 25 agosto e il 10 ottobre 2018, con almeno 7 morti.

Impressionante il report dell'Istituto superiore della sanità che certificherà che quella epidemia di polmonite batterica registrata nella Bassa orientale era un «fenomeno inedito a livello nazionale e probabilmente continentale».

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