È molto più di un disco Ma che vita è la mia, l'ultimo album di Roby (Camillo) Facchinetti, bergamasco («la mia città è un gioiello poco conosciuto, ma di cui poi s'innamorano tutti»), settantanni esatti di cui 48 passati con i Pooh, il gruppo tra i più longevi della storia della musica leggera italiana («anche perché rispettiamo molto le esigenze di ciascuno: ci fa bene, ci fa crescere e portare idee nuove il fatto di prendere delle pause ogni tanto prima di ritornare in Casa Pooh»): «Questo è un disco in cui ho sentito l'esigenza di raccontarmi personalmente -spiega Facchinetti- e allo stesso tempo è anche il testamento di Valerio Negrini», il paroliere che lavorò con i Pooh fino alla sua scomparsa avvenuta nel gennaio 2013, appena ultimati i testi di Ma che vita è la mia: «Mi ha consegnato tutto poco prima di morire, e dopo qualche giorno dall'uscita il cd è andato primo in classifica». Un lavoro che è molto più di un disco, quindi, in cui Facchinetti si apre al pubblico da solo dopo i due precedenti album realizzati autonomamente (Fai col cuore, 1993, e Roby Facchinetti, 1984), e porta con sè l'ultimo lascito di Negrini, che firma con questo successo finale una vita dedicata alle parole e alle note.
Un album tanto denso e ricco di significati sarà presentato proprio questa sera al Teatro Nazionale, con un live in cui Facchinetti interpreterà i brani inediti di Ma che vita è la mia oltre ai suoi più grandi successi: «Sarò con una super band confida Roby, che è accompagnato da Danilo Ballo (tastierista e autore degli arrangiamenti dell'album) e da altri 5 musicisti: Johnny Pozzi (tastiere), Michele Quaini (chitarra), Alex Polifrone (batteria), Valeria Caponnetto Delleani (soprano e cori) e Simona Sorbara (cori)-, e sapremo esprimere il senso finale di questo album, cioè la Vita».
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