La normalità del bene. Quella di Calogero Marrone è la storia di un eroe normale. Un impiegato dell'anagrafe che 80 anni fa, dopo aver vinto un concorso, si ritrovò impiegato all'anagrafe di Varese, e da quella postazione riuscì ad aiutare un gran numero di ebrei a scappare in Svizzera, fornendo loro dei documenti veri-falsi, perfettamente compilati, come sempre aveva fatto nella sua vita.
È questa dimensione di eroe laborioso e silenzioso che ha attratto il regista varesino Mauro Campiotti (autore fra l'altro de «Il cantico di Maddalena») che sta lavorando al progetto di un film su Marrone. «È la figura di un eroe semplice - dice - un servitore dello Stato che fa bene il suo mestiere e prima del disastro viene anche promosso». Un uomo normale dunque, che però fa una scelta. «Il bene - prosegue il regista - a volte dipende da una scelta, e non è detto che non ci siano anche dubbi, i dubbi consolidano quella scelta. Nel film ci sarà una scena in cui Calogero, ancora in Sicilia, sceglie di stare dalla parte di un debole, lo fa istintivamente perché quello è il suo modo di essere».
Le riprese del film potrebbero iniziare presto, probabilmente alla fine della prossima estate. La storia di Marrone è nota soprattutto a Varese, e a Favara, dove Calogero nacque 130 anni fa esatti. Sergente durante la Prima guerra mondiale, rifiutò di iscriversi al Partito fascista e le ostilità che si attirò per questa sua libertà lo portarono a emigrare con la famiglia a Varese, dove divenne presto funzionario dell'ufficio di stato civile, da dove salvò un gran numero di persone, e i loro figli e nipoti si fanno vivi ancora oggi, pieni di riconoscenza. Al progetto lavora anche Andrea Jarach, editore e produttore contattato per la sua esperienza in questo campo (ha prodotto anche «Binario 21», in cui Liliana Segre parla a se stessa tredicenne). Il nonno Federico Jarach, assessore a Milano, imprenditore e presidente della Comunità ebraica, scampò con dieci familiari all'eccidio di Meina. Gli Jarach furono portati a remi da una sponda all'altra del lago. I genitori con un figlio neonato, passarono a Viggiù, probabilmente con l'aiuto di Marrone.
Calogero fu arrestato per la «soffiata» di un delatore il 7 gennaio '44, in modo non inaspettato: avvertito della imminente cattura decise di non sottrarsi all'arresto per evitare rappresaglie sulla sua famiglia. Morì 13 mesi dopo, nel lager di Dachau. Cinque anni fa Calogero Marrone è stato riconosciuto come «Giusto tra le nazioni», dal museo dello «Yad Vashem» di Gerusalemme, e l'attestato è stato consegnato ai parenti e nipoti (una nipote è Daniele Marrone, moglie di Umberto Bossi, che partecipò commosso alla cerimonia) dalla responsabile del museo insieme all'allora sindaco Attilio Fontana. Marrone è stato ricordato a Varese con una piazza e una via, e con un murale realizzato da un gruppo di studenti. Due istituti portano il suo nome. La riscoperta di questa storia, e i successivi progetti, anche teatrali, si devono innanzitutto al libro di Franco Giannantoni e Ibio Paolucci «Calogero Marrone, un eroe dimenticato». Nel corso di un incontro sono state anche lette le missive che scrisse, ancora speranzoso, a Dachau.
Al progetto di un film liberamente tratto dal libro, Campiotti lavora da tempo. Un giorno ha ricevuto dalla Sicilia una telefonata di Alberto Cerami Guarnieri che lo incoraggiava a lavorare su questa storia fra la Sicilia e la sua Varese: «Aveva ragione ovviamente» dice Campiotti, oggi aiutato da Ettore Imparato. «Fare un film non è facilissimo, servono risorse, inoltre l'argomento è delicato e vogliamo fare un lavoro serio. Siamo alla seconda stesura della sceneggiatura. Abbiamo trovato un ipotetico finanziatore, un produttore indipendente, e cerchiamo i soldi che servono per un film di medio budget, non un'operazione gigantesca, con un protagonista siciliano». Il progetto ha già il patrocinio di Regione Lombardia e Sicilia e dei Comuni di Favara e Varese. A giorni Campiotti dovrebbe avere incontri in Regione. Da sindaco, Fontana è diventato presidente della Regione, «primo politico - dice Campiotti - che ha intitolato a Marrone prima una piazza e poi una via».
La memoria di Marrone è ovviamente patrimonio comune. «Si parla di un uomo e del suo bisogno di giustizia» spiega Campiotti. In una battuta la moglie dice: Come siamo potuti giungere a questo punto? Forse ci siamo distratti».
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