L'inquieta «elegantia» di Thys e de Gruyter

I due artisti belgi in un'esposizione che «dialoga» con il passato del Palazzo dell'arte

Francesca Amè

Sofisticata e magnetica, l'arte del duo belga Jos de Gruyter & Harald Thys. Siamo al primo piano del Palazzo dell'Arte della Triennale: l'istituzione, orfana del presidente Claudio De Albertis, mancato ai primi di dicembre, è in attesa di una nuova nomina. Clarice Pecori Giraldi, attuale vicepresidente e braccio destro di De Albertis, è di fatto papabile per la presidenza, ma non si sbilancia. Per ora entriamo in nel mondo bianco e allucinato di Jos de Gruyter & Harald Thys. Si comincia con quella che Francesco Garutti, curatore della mostra «Elegantia» e amico dei due artisti belgi, definisce come un' «enfilade», una galleria ottica di archi in falsa prospettiva. Incontriamo, posti su basamenti che fanno il verso alla statuaria antica, una serie di teste: realizzate da scansioni 3D e calchi in gesso da volti di attori scelti dagli artisti, sono caratterizzate da uno sguardo con le pupille dilatate. Il piglio inquieto di queste teste, spesso sproporzionate, ci accompagna lungo la galleria, un cannocchiale ottico che termina su una finta finestra ad arco. Ritroviamo lo stesso dettaglio architettonico anche nelle due sale laterali dove sono esposte le altre opere. C'è la serie di acquarelli Fine Arts, unici elementi colorati della mostra total-white: già esposti al MoMa di New York in sessanta pezzi, fanno il verso alla pittura dell'Ottocento, talvolta rendendo ridicoli o grotteschi quadri noti. Alle pareti, una sequenza di ritratti a matita e foglio bianco: sono i volti immaginari di abitanti di paesi della Svizzera che gli artisti frequentano. Al centro dello spazio, una grande installazione-fontana fatta da tre volti-maschera, ovviamente bianchi, che sputano acqua dalla bocca. De Dire Wijsneuzen (letteralmente, i due saggi nasi), opera del 2013, riprende uno dei temi tanto cari al duo belga: quello del manichino come emblema della condizione umana. L'acqua che gocciola sul basamento di metallo pare il perfetto rintocco ossessivo per questa mostra in cui scultura, pittura e architettura danno vita, tra sarcasmo e disincanto, a una sorta di museo sul contemporaneo. Sono spesso fatti quotidiani a stimolare i sofisticati, eleganti e cerebrali esperimenti di Jos de Gruyter & Harald Thys, entrambi poco più che cinquantenni: l'osservazione casuale di una cena in bianco' , come quelle che ci sono state anche qui a Milano davanti al Castello Sforzesco, ha prodotto infatti gli White Elements, tra le ultime opere da loro concepite.

Si tratta di sculture in metallo, realizzate in fabbriche della steppa lituana, una scelta fortemente voluta dagli artisti per enfatizzare il concetto di standardizzazione della figura umane. Si ergono nell'ultima sala, bianche ed elegantemente inquietanti come tutto il resto.

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