L'interprete non arriva slitta processo al No Expo

Rinviata l'udienza di uno studente tedesco accusato di possesso di materiale esplosivo. È la seconda volta

L'interprete non arriva slitta processo al No Expo

All'indomani dello scorso Primo maggio Milano si era rimboccata le maniche e aveva cancellato le ferite della guerriglia a colpi di spugna e ramazza. Non procedono altrettanto spediti però i processi ai No Expo, italiani e stranieri, che hanno messo a ferro e fuoco la città. Quello cominciato nelle aule di tribunale è un percorso a ostacoli. L'ultimo scivolone ieri al primo piano di Palazzo di giustizia, dove il procedimento a carico di uno studente tedesco arrestato il 28 aprile è slittato. Il motivo: mancava l'interprete che traducesse dall'italiano al tedesco. Il 27enne è accusato di «possesso di materiale esplodente». Dovrà ripresentarsi in udienza il 22 febbraio. Sperando sia la volta buona. Il «nodo» dell'interprete non era né difficile da districare, vista la natura non proprio proibitiva della lingua tedesca, né inaspettato. Già alla prima udienza infatti mancava il traduttore, nonostante fosse noto che l'imputato non parla italiano. Il giudice aveva quindi disposto che l'interprete fosse presente in aula ieri. Così non è stato. L'imputato tedesco, che per essere presente al processo deve chiedere il permesso alle autorità italiane perché è destinatario di un decreto di allontanamento dall'Italia, è tornato a Francoforte dove studia Giurisprudenza. Non prima di aver espresso la propria incredulità per il doppio rinvio ai suoi avvocati, Eugenio Losco e Mauro Straini. Daniel Frank, incensurato, era stato arrestato dalla Digos nei giorni immediatamente prima della manifestazione contro Expo. Nella sua auto erano state trovate una tanica di benzina e alcune bottiglie. Il giovane aveva trascorso la notte in una casa al Giambellino occupata dagli anarchici ed era arrivato dalla Germania per partecipare al corteo. Secondo gli inquirenti, il materiale nella sua macchina era un kit per fabbricare molotov. Lui si era difeso dicendo di non sapere nulla degli oggetti sequestrati e che l'auto era di proprietà di un'altra persona. Era stato poi scarcerato ed espulso. Durante gli stessi controlli di polizia erano stati fermati altri 25 No Expo.Se non bastasse, ieri è arrivato lo stop della Grecia anche all'estradizione del quinto anarchico ellenico arrestato il 12 novembre sempre per la guerriglia del Primo maggio. Le decisioni a sfavore degli inquirenti italiani sono così cinque su cinque. Venerdì scorso infatti i giudici di Atene avevano negato anche le altre quattro estradizioni. Il procedimento di ieri riguardava Alexander Kouros, che secondo le indagini della Digos coordinate dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Piero Basilone, sarebbe il più pericoloso e il più violento dei Black bloc arrivati dalla Grecia e dell'intero gruppo di «almeno 300 soggetti» responsabile delle devastazioni. Con la decisione ateniese cade anche l'obbligo di firma e i cinque tornano liberi. Le motivazioni del «no» verranno depositate nei prossimi giorni. A Palazzo di giustizia lo definiscono «senza precedenti». È raro infatti che un Paese Ue neghi l'estradizione verso un altro Stato europeo. Tra i motivi potrebbe esserci il fatto che in Grecia non è previsto il reato di devastazione e saccheggio, che in Italia è punito con un massimo di 15 anni di carcere.

L'inchiesta della Procura aveva portato a un'ordinanza di custodia cautelare anche nei confronti di cinque antagonisti milanesi. Uno di loro è latitante e altri due hanno poi ottenuto i domiciliari. La corsa a ostacoli continua.

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