L'irritazione di Salvini: "Stop ai veti e ai rinvii, chiudiamo sul nome"

Sala in difficoltà, ma ora serve lo sfidante. Di Montigny vede i leghisti. E oggi Meloni

L'irritazione di Salvini: "Stop ai veti e ai rinvii, chiudiamo sul nome"

Caos sulle strade della movida, piste ciclabili che mandano in rovina i commercianti più del Covid (come denuncia un'indagine di Confcommercio su corso Buenos Aires), blackout continui, anche ieri a Palazzo Marino, con il capogruppo in Comune e viceministro della Lega Alessandro Morelli che si è ritrovato a girare in diretta un video su Facebook. La corrente in ufficio andava e veniva, l'allarme era impazzito. «In questa situazione la campagna elettorale è facilissima, peccato che manchi ancora il candidato» si sfoga Morelli. Che manda un messaggio lampante agli alleati: «I sondaggi danno il centrodestra avanti anche senza lo sfidante ma non possiamo perdere il vantaggio su Beppe Sala, anzi, lo dobbiamo rafforzare. Basta fare melina sul nome, adesso è ora di stringere». Consiglieri comunali, regionali e municipali e parlamentari milanesi della Lega hanno incontrato ieri dalle 19.30 il più papabile, il 51enne Oscar di Montigny, responsabile della comunicazione di Banca Mediolanum, durante un collegamento on line. Oggi di Montigny, genero di Ennio Doris, vedrà a Roma la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Ancora non è fissato l'incontro con Silvio Berlusconi, E da Forza Italia trapela che non è ancora arrivato il semaforo verde sul nome. «A Milano non abbiamo ancora il candidato sindaco, vi siete chiesti il perché? Perché dopo Damilano a Torino ci sembra giusto trovare uno che si chiami Da Torino a Milano». È la battuta fatta dal presidente di Fi durante l'intervento telefonico alla presentazione del candidato del centrodestra sotto la Mole Paolo Damilano, giocando quindi sul suo cognome. «Ma - ha concluso - ancora non l'abbiamo trovato e continuiamo a cercare». Una parte di Fi non si sarebbe ancora rassegnata a non candidare almeno a Milano un politico - l'ex ministro Maurizio Lupi - invece di un civico come nelle altre grandi città. Morelli è tranchant: «Sui civici indietro non si torna, allora toccherebbe alla Lega scegliere un nome di bandiera». Dopo l'incontro on line promuove di Montigny, «è la sfida tra chi guarda al futuro di Milano nella sfida con le altre capitali europee e chi, come Sala, promette la riapertura dei Navigli e poi si dimentica di fare il referendum». Anche per il commissario cittadino Stefano Bolognini sarebbe «un ottimo sindaco per Milano, sappiamo che c'è una rosa di nomi e tra questi verrà scelta una squadra». Giovedì il vertice che dovrebbe finalmente portare alla quadratura.

Chi ha visto ieri il segretario della Lega Matteo Salvini a Milano lo descrive per la prima volta «davvero irritato» per gli stop and go e i veti. Ha ricordato che è lunga la lista dei papabili che nel corso dei mesi sono entrati nei vertici come papabili e sono usciti cardinali, da Roberto Rasia ad Annarosa Racca. Giovedì Salvini vuole arrivare alla stretta. «Se qualcuno ha altri nomi li faccia, o partiamo con la campagna» il messaggio. Dice basta ai veti di Fdi sull'ipotesi del ticket con Albertini. Secondo i leghisti il partito di Meloni vorrebbe la seconda poltrona di Milano. I colonnelli Fdi assicurano che le critiche non sono interessate ma Albertini è «troppo ingombrante, rischierebbe di far sparire il vero candidato». Il giudizio di Fi è più positivo: l'esperienza di Albertini, se il nome fosse poco noto ai milanesi, come Di Montigny o il manager Fabio Minoli, sarebbe un valore aggiunto.

«Nei giorni scorsi, ha scritto ieri il manager di Mediolanum sul Facebook, «sono stato coinvolto in un percorso sconosciuto, complesso, avventuroso e insidioso. Non so ancora dove mi porterà ma qualunque sarà la strada è evidente che i tempi sono maturi per il cambio di passo d cui abbiamo bisogno come società. Per cui dico semplicemente: evviva».

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