Litiga per soldi con l'amico e gli dà tre coltellate al petto

L'uomo è stato operato ed è in gravi condizioni all'ospedale A scatenare la follia omicida l'accusa di non aver pagato da bere

L'alcol. Sempre colpa dell'alcol. Era già accaduto proprio un anno fa, a Pessano con Bornago, a nord ovest di Milano. Dove un amico ubriaco aveva accoltellato il suo migliore amico che, rimasto in coma 14 giorni, poi era morto. Sabato notte a San Giuliano Milanese si stava scivolando nella medesima tragedia: stessi elementi, stesse bevute senza senso, stessi stupidi pretesti. Stavolta però, tra i quattro italiani coinvolti nella serata ad alto tasso alcolico, c'erano anche due pregiudicati per reati di vario genere, Massimo C., 46enne e Fabio B., 44 anni. In preda all'ultimo bicchiere di troppo i quattro si trascinano, incolumi, in auto a casa di Massimo. Che già prima di arrivare a destinazione si mette a litigare con Fabio. «Ti ho pagato da bere, non avevi soldi in tasca...Ho saldato il conto e tu neanche un grazie. Bella gratitudine...». Giunti davanti all'abitazione di Massimo, in via Gorky, si passa velocemente agli insulti, quindi alle mani. Poi all'improvviso il 46enne corre su in casa. Probabilmente tra gli amici nemmeno Massimo immagina che Fabio abbia intenzioni tanto bellicose da indurlo addirittura a recuperare un coltello dalla cucina per scendere di nuovo in strada e avventarsi con tutta la forza che ha contro il compagno di bevute. E invece è proprio quello che succede: tre coltellate al torace, la più grave affonda nel polmone sinistro. Per fermare la furia di Fabio sono costretti a intervenire gli altri amici che, oltre a bloccarlo, chiamano il 118 e i carabinieri.

Massimo, trasportato al pronto soccorso del Policlinico di San Donato Milanese viene sottoposto a un delicato intervento chirurgico. La sua prognosi resta riservata, ma l'uomo non dovrebbe essere in pericolo di vita. Intanto i carabinieri di San Giuliano arrestano Massimo C. accusato di tentato omicidio aggravato dai futili motivi.

Andò molto peggio a Francesco Pedace, 44 anni, l'operaio di Pessano accoltellato - davanti a un bar dove si celebrava il compleanno del titolare - l'8 novembre dell'anno scorso dall'amico 36enne Francesco F., personaggio difficile con alle spalle denunce e arresti per rapine, furti e violenza a pubblico ufficiale. I due, alticci, ebbero una lite furibonda dentro il bar, per ragioni assolutamente banali. E Francesco F. colpì Pedace più volte alla schiena con un coltello, provocandogli un'emorragia cerebrale, quindi se ne tornò, barcollante per la sbornia, a casa, forse senza nemmeno realizzare quel che aveva fatto.

Padre separato di due bambine, incensurato, molto conosciuto perché lavorava in Comune a Cassina dè Pecchi, Pedace venne sottosposto a un'operazione durata 6 ore al San Raffaele per tentare di arginare la grave emorragia polmonare causata dalle coltellate. Tuttavia le sue condizioni non migliorarono mai. E dopo 14 giorni di agonia morì.

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