Cronaca locale

L'opera di Giulio Ricordi «Era anche compositore»

Il pronipote Claudio: «Lo stimava Verdi». Martedì all'Auditorium andrà in scena «La Secchia rapita»

Luca Pavanel

Di lui il grande Giuseppe Verdi un giorno disse, discorrendo privatamente con il poeta lecchese Antonio Ghislanzoni: «Se guardo i giovani che mi stanno intorno, vi dico che chi sa meglio la musica è Giulio Ricordi». Del personaggio citato dal maestro, si penserà alle sue qualità di editore di opere liriche. E invece no, il Verdi del «Va' pensiero» parlava di lui come di un vero musicista. Parlava dell'altro volto di Giulio, quello di compositore. «Già, proprio così - attacca Claudio Ricordi - musicologo pronipote del personaggio -. Non so dove trovasse il tempo, ma faceva anche questo. Ha scritto circa centosettanta brani, la maggior parte di musica da camera». Il suo uno stile che per certi versi ricorda quello del francese del '900 Erik Satie, anche se decisamente personale e alla fine pure più «complesso».

Un «saggio» piuttosto ampio del suo modo di comporre lo si può ascoltare martedì: l'Orchestra Verdi porta in scena all'Auditorium di largo Mahler la sua opera comica «La secchia rapita», in occasione del 105° anniversario della sua morte. Un'operazione storica in collaborazione con la Civica scuola di musica «Claudio Abbado», in scena i Civici Cori, direttore Aldo Salvagno. Curiosità: l'opera in questione è firmata Jules Burgmein. «In effetti soprattutto all'inizio - continua Claudio - usava nomi diversi». Chissà, forse per non far confondere le idee agli altri su di lui, illustre editore, anche se «nel tempo libero acquarellista e autore - viene spiegato - che viveva la musica in tutti i modi possibili». Non c'è da sorprendersi, nella stirpe i musicisti si sprecavano: suo nonno, fondatore di casa Ricordi, era un valente violinista. Suo papà Tito primo, virtuoso del pianoforte, aveva suonato persino con Franz Listz. Una storia che sembra un romanzo. Eppure non c'era un granché in giro che la raccontasse.

«Anche per questo mi sono messo in pista - dice il musicologo parente -. E così nel 2012, con il centenario, ho formato un comitato con l'obiettivo di far uscire dall'ombra alcuni personaggi della Casa». Nel tempo concerti e un convegno a Mito, tra le altre cose un libro. Infine, nel 2016, il recupero - con tanto di restauro ultratecnologico - di un sua statua rimasta per anni nella sede di via Salomone della casa editrice. Ormai dimenticata in un giardino e in parte ricoperta da erbacce, dopo i lavori è stata trasportata e sistemata a due passi dal Teatro della Scala, in largo Ghiringhelli.

Ma l'operazione non era conclusa: ora, nei giorni della rappresentazione de laVerdi, verrà pubblicato un saggio titolato «Giulio Ricordi». «Si tratta di una biografia scritta da Giuseppe Adami, suo collaboratore e librettista di Giacomo Puccini». Il libro biografico, ripreso dal Saggiatore, andò in libreria nel 1945 e da allora non venne mai più ristampato. Dell'introduzione si è occupato lo stesso Claudio Ricordi che, tutto sommato forse, ha voluto scavare di più nel passato, le sue radici. Del resto, come spiega, «ben poco si parlava della famiglia all'interno delle mura domestiche.

Qualche aneddoto su nonni, zii e cugini di solito esauriva scarsi entusiasmi genealogici, ignorando del tutto i tre grandi gerenti della Casa del XIX secolo: Giovanni (il fondatore) Tito e Giulio».

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