L'Orchestra di Lucerna stasera debutta alla Scala «Tradizioni a confronto»

Il complesso svizzero fondato da Toscanini in scena con pagine di Wagner e Bruckner

Piera Anna Franini

È la prima volta che l'Orchestra del Festival di Lucerna mette piede alla Scala. Accade oggi, con il concerto straordinario per il Fai, e un programma nel nome di Wagner (Ouverture dell'«Olandese volante» e di Rienzi) e Bruckner («Settima Sinfonia»).

Così prende il via la tournée in Cina di questo complesso elvetico, però di fattura italiana. Italiano chi lo fondò, nel 1938: Arturo Toscanini che così volle riscattare i musicisti emarginati dal turbine totalitarista. E italiano è l'attuale direttore, Riccardo Chailly, e chi lo ha preceduto, Claudio Abbado.

Si deve a Chailly, al timone della Scala, il debutto milanese dell'Orchestra di Lucerna e anche l'inserimento di musicisti scaligeri (Deutsche Bank sponsor della serata). È una formazione sui generis: si compone delle prime parti di orchestre e formazioni cameristiche d'Europa, nasce ad agosto e si scioglie in ottobre. E prima di tutto questo, è consapevole di essere il cuore pulsante di un Festival che assieme a quello di Salisburgo, Bayreuth e sotto certi aspetti Aix en Provence, brilla in Europa. Una manifestazione d'alto profilo e grandi numeri: 110mila spettatori, 24 milioni di budget, presenze referenziate (solisti e complessi di serie A). Logistica strategica: tutto si svolge nel Kultur und Kongresszentrum, il grembo sonoro firmato Jean Nouvel, bello, acusticamente riuscito, facile da raggiungere. In una parola: smart.

Quella di Lucerna è l'orchestra-bandiera di una manifestazione che per l'edizione estiva appena conclusa ha ospitato i Berliner e i Wiener Phiharmoniker, i complessi di riferimento di San Pietroburgo, Monaco, Londra e Amsterdam con i rispettivi direttori (salvo Daniele Gatti, licenziato quest'estate dall'olandese Concertgebouw). Mahler e Bruckner sono due compositori nel dna dell'Orchestra di Lucerna che con Chailly si aprirà sempre di più - assicura - a Wagner e Rachmaninov, musicisti legati a Lucerna, qui soggiornarono e qui permangono le due case-museo. L'appuntamento milanese segna l'inizio di una collaborazione fra enti, la Filarmonica della Scala, infatti, poi si esibirà a Lucerna. «È importante questo confronto tra diverse tradizioni» aggiunge Chailly. Un'occasione, dunque, d'osmosi, di riflessione su diverse letture interpretative e approcci al fare musica (più si va a Nord, e più le orchestre acquistano in disciplina).

Già viviamo una fase scaligera di toto-sovrintendente, il mandato di Alexander Pereira è in scadenza, forse verrà prolungato, ma già affiorano nomi di potenziali successori alcuni dei quali assurdi se non inquietanti: senza storia o studi, ma anche d'entrambi, muniti della sola patente d'amateur.

A noi vien da riflettere sul profilo del sovrintendente di Lucerna il quale sta bene lì, rimarrà lì (fino al 2025 sicuro) fra capitali elvetici, ma è giusto una considerazione. Si chiama Michael Haefliger, classe 1961, è un manager maturo ma le competenze sono in linea coi tempi: mutati prepotentemente. Ha una formazione artistica eccellente dati gli studi di violino alla Juilliard School di New York.

L'aspetto manageriale l'ha appreso all'università di San Gallo, affinandolo a Harvard. Fa un cartellone di sole eccellenze, e compone un budget che per il 47% è fatto di capitai privati, 40% da botteghino, 5% le risorse pubbliche, il resto marketing.

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