Lotta agli sprechi L'assessore

Se le Regioni italiane copiassero la Lombardia, si risparmierebbero 30 miliardi di euro, cioè un terzo del debito pubblico. Così nei giorni scorsi il presidente della Regione, Roberto Maroni. Siamo andati a chiedere al suo assessore all'Economia, Massimo Garavaglia, da dove arrivasse quella somma. «È un calcolo realizzato sulla base di dati del rapporto Giarda sulla spending review» spiega Garavaglia.
La tabella 5 (Redditi da lavoro e consumi intermedi) analizza, regione per regione, il costo dei dipendenti di tutti i livelli istituzionali, di tutte le funzioni, e i relativi consumi intermedi, ovvero le spese di funzionamento. Si va dallo Stato e da funzioni come la scuola, la giustizia, le forze dell'ordine, agli enti locali e al servizio sanitario.
Il risultato è che mentre la spesa pro capite in Lombardia è di 3.651 euro, la media italiana è di 4.329. «Se si moltiplica la differenza per la popolazione italiana che non vive in Lombardia, circa 50 milioni di persone, si arriva tra i 30 e i 35 miliardi» spiega l'assessore. Un calcolo spannometrico. «Sì, ma da ex controller di una multinazionale posso dire che sulle grandi dimensioni sono i calcoli che funzionano meglio» replica Garavaglia.
I dati sono del 2009, gli ultimi disponibili, «e nel frattempo siamo andati verso ulteriori economie, quindi il divario non può che essere aumentato». Nel conto mancano i dipendenti delle partecipate «e questo amplierebbero ulteriormente, ed enormemente, la forbice tra Lombardia e altre Regioni: le municipalizzate della Lombardia sono quasi tutte in utile o vicine al pareggio, nel resto del Paese moltissime sono in perdita».
A premiare la Lombardia è l'alto numero di abitanti (quasi dieci milioni) che consente di ammortizzare meglio le spese di funzionamento della macchina pubblica. «E infatti nel calcolare i 30 miliardi abbiamo già considerato l'economia di scala, oltre ai costi di funzionamento speciali che ha Roma. Ma non è solo economia di scala, la differenza dipende dalla distribuzione del personale. Regione Lombardia, pur avendo 10 milioni di abitanti, ha solo 3100 dipendenti. Diciamo che l'economia di scala incide circa 100 euro».
Merito della giunta Formigoni? «Sono questioni storiche di abitudine alla buona amministrazione: nel Milanese abbiamo ancora il Catasto di Maria Teresa d'Austria. E negli ultimi anni le scelte coerentemente hanno mantenuto il principio per cui la pubblica amministrazione serve solo quando gli altri livelli non possono operare. Al Centro Nord la pubblica amministrazione è intesa come servizio, il grosso dell'economia viene dal settore privato. Purtroppo in molte altre Regioni, soprattutto al Sud, la pubblica amministrazione è diventata un ammortizzatore sociale».
La crisi, dice Garavaglia, ha esasperato questa situazione. «Il Nord la paga di più proprio per il peso maggiore dell'economia privata rispetto al settore pubblico: cassa integrazione e mobilità invece della stabilizzazione automatica.

Nel privato, si chiamano lavoratori a tempo determinato e quando finiscono sono a casa, nel pubblico si chiamano precari e vengono stabilizzati». Un consiglio alle altre Regioni? «A tutti i livelli istituzionali, ridurre al minimo le spese inutili e applicare banalmente i costi standard».

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