«Appoggiamo il Gay pride da militanti. La nostra non è semplice cortesia ma una battaglia per i diritti civili». Come se non si fosse capito, il Comune di Milano - che per la prima volta ospita a Palazzo Marino la conferenza di presentazione della manifestazione del popolo omosessuale - ci tiene a precisare che quello concesso alla sfilata di sabato non è un formale patrocinio. E pensa in grande, annunciano per il 2015 un «Expo pride», cioè una manifestazione gay parallela a Expo che «porti colore e aiuti ad affermare i diritti civili».
L'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino annuncia anche l'apertura di una Casa dei diritti «a costo zero», all'interno della quale ci sarà anche «uno sportello contro le discriminazioni di identità di genere e orientamento sessuale». Ancora da individuare la sede del nuovo centro ma, fin d'ora, il vice presidente del Consiglio comunale Riccardo De Corato chiede di «non trascurare le altre categorie deboli: donne, disabili e anziani». Come a dire che sarebbe bello vedere la giunta Pisapia battersi «da militante» anche per i portatori di handicap e per gli anziani soli. «E non vengano trascurati nemmeno i commercianti, come nel caso di questo gay pride» incita l'ex vicesindaco.
La parata di sabato pomeriggio infatti condizionerà la giornata di lavoro dei negozianti di corso Buenos Aires. «Sarà una festa anche con i commercianti» sostiene il sindaco. Ma parecchi negozi hanno protestato per la chiusura della via al traffico. E non si tratta certo di omofobia: di questi tempi perdere una giornata di lavoro è una botta pesante per i bilanci di fine anno. Come soluzione «tampone» si è deciso di chiudere alle auto corso Buenos Aires un'ora dopo la partenza del corteo (che dovrebbe essere alle 16) per riaprirlo man mano dopo il passaggio del pride: ma la «concessione» lascia scontenti tanti esercenti. L'Arcigay, anche se ha accettato di correggere leggermente il percorso della parata, resta comunque convinta che «un po' di movimento nella via faccia solo bene e porti affari».
In difesa del popolo omosessuale la capogruppo della Sinistra per Pisapia, Anita Sonego, lancia un appello ai commercianti: «Dovrebbero capire che caratterizzare una via come gay friendly porta solo più affari. Dovrebbero ringraziare un evento del genere, soprattutto in vista di Expo». Ma quel «grazie» al momento non esce dalle bocche di nessuno. Al Comune tuttavia interessa poco delle lamentele della categoria. Per ora la priorità ce l'hanno i diritti civili (e sacrosanti) del popolo omosex. Se proprio bisogna parlare di interessi commerciali, a Palazzo Marino lo si fa per incentivare gli scambi con la Bielorussia, dove essere gay è ancora un problema.
«Sono molto contenta - sostiene Anita Sonego, capogruppo della Sinistra per Pisapia - che il movimento omosessuale riprenda la forma della radicalità. Fino a poco tempo fa sembrava uno sfizio.
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