Alexander Pereira ha superato l'esame, e va oltre, anzi ben oltre, il mandato dei 15 mesi. Sarà infatti sovrintendente della Scala per altri cinque anni. È la decisione unanime presa dal Cda del teatro, ieri al suo debutto nella «nuova» formazione. Rettifichiamo. Non proprio «nuova», di fatto è un consiglio che - nel più puro spirito gattopardesco - vede tante conferme, poche uscite, un rientro e una poltrona in meno: quella della Provincia. Leggiamolo come segno di stabilità. Il sindaco Giuliano Pisapia è presidente, confermato (all'unanimità) Bruno Ermolli nel ruolo di vicepresidente, per la Regione arriva il governatore Roberto Maroni in persona, ieri per la verità in versione digitale, in videoconferenza. Confermati Giovanni Bazoli, Aldo Poli, Margherita Zambon.
Claudio Descalzi rappresenta Eni, subentrando così al predecessore Paolo Scaroni. Rientra nel Cda il finanziere e cultore di musica Francesco Micheli. Una poltrona in meno implica uno sponsor in meno. La poltrona vacante è quella della Città Metropolitana che ha ereditato i problemi di bilancio della Provincia di Milano e al momento deve al teatro cinque milioni di euro di contributi arretrati. Il Cda poteva essere allargato a 15 soci, ma una poltrona ha il valore di nove milioni, 3 per tre anni, numeri non alla portata italiana. Pragmatico iniziare a guardare oltralpe e oltre oceano dove sgravi fiscali e un approccio etico (o più cinicamente di convenienza sociale) alle donazioni potrebbero offrire un'alternativa. Dopotutto la Scala non è il marchio nostrano fortemente internazionale? Notizia rassicurante quella della conferma di Pereira, e con lui della nuova minisquadra attorno alla sua figura: finalmente ora la Scala si apre e comunica, per esempio. La presenza di Pereira porta poi con sé quella di Riccardo Chailly: direttore generale e a breve musicale, a Milano poiché intrigato dal teatro - conosce molto bene l'orchestra - ma anche dall'idea di lavorare con un manager fidato. Un (o il?) grande interrogativo è i rimasto insoluto. Riccardo Chailly, ieri alla Scala con la Gewandhaus di Lipsia, dirigerà Turandot il primo maggio? La questione è ancora aperta. Non è chiaro se l'opera verrà rappresentata o no il primo maggio, data che la Cgil vuole sia dedicata al non-lavoro, mentre le altre sigle sindacali sono a favore del sì. Come abbiamo già scritto, è facile intuire che in questo primo anno di Scala dalla autonomia gestionale, e dunque di rinnovi e rivisitazioni (di contratti anzitutto), vi sia chi colga nell'opera di Puccini l'occasione per farsi sentire. Turandot è un'opera ad alto contenuto di visibilità: alla Scala, per quel giorno, si attenda un'alta concentrazione di cariche istituzionali. La data del primo maggio è insomma giusto un pretesto.
Per la verità, pare che i numeri per fare Turandot ci siano. Gli artisti sono pressoché unanimi nell'andare in scena. I problemi sindacali sono nell'area backstage, ma è pur vero che la scena è tale da poter essere gestita da un organico snello. Manca solo la notizia ufficiale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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