Il pallottoliere della giunta diventa bollente dopo che in un'intervista al Corriere della Sera il ministro di osservanza ciellina Maurizio Lupi ha ieri fatto notare che in Regione i nove consiglieri usciti dalla scissione del Nuovo centrodestra dal Pdl (19 in tutto gli eletti) meritano ben più dell'unico Mario Melazzini promosso al grado di assessore. Un tormentone già in voga da qualche mese al Pirellone, ma che ha ripreso forza dopo le ultime marette. A cominciare da quella per la decisione di cambiare i criteri di assegnazione del buono scuola per gli istituti paritari, uno dei dogmi più intoccabili del ventennio formigoniano. Una resa dei conti rinviata a giugno dopo un periodo di sperimentazione. E poi le liti sulla riduzione delle poltrone Aler, la cittadinanza a Berlusconi a Varese, quella sulla riforma o il riordino della sanità lombarda. Un'alta tensione che alla fine trova un'efficace sintesi nella richiesta degli alfaniani di «una rappresentanza adeguata in giunta». Prima non considerata una priorità dal coordinatore regionale ncd Alessandro Colucci, oggi ritenuta non più rinviabile da Lupi che a Milano sarà il prossimo candidato sindaco.
«L'ho già detto e lo confermo - ha risposto secco il governatore Roberto Maroni ieri - a marzo faremo il tagliando di giunta per valutare l'operato di tutti e ascoltare le richieste». Le prime crepe a nemmeno un giro di calendario dall'insediamento? «Non ci sono problemi né tensioni - assicura Maroni difendendo la maggioranza che lo sostiene - ma la sede per parlarne sarà quella». Parole che non hanno certo calmato gli animi. «Al ministro - ha riattizzato le polemiche il vice presidente ed ex coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani - regaleremo un tricorno, il cappello dei sacerdoti che ha tre punte». Spiegando come sia «curioso che al governo chiedano l'ingresso del nuovo segretario del Partito democratico, in Lombardia chiedono un ampliamento nella giunta del Nuovo centrodestra insieme con Forza Italia e Lega e per le amministrative annunciano i loro sindaci». Un progetto di giocata su tre tavoli che comincia a creare qualche inquietudine all'interno di un centrodestra in cui sono evidentemente già cominciate le prove di riunificazione con gli Stati generali organizzati per sabato prossimo a Brescia e a cui parteciperanno Fi, Ncd, Lega e Fratelli d'Italia. Attesi big come Mariastella Gelmini, Paolo Romani e Licia Ronzulli per Fi, Mauro Parolini per Ncd, Paolo Formentini per la Lega e ricomparsa dell'Udc con Marco Quadrini dopo l'outing di Pierferdinando Casini che si è riscoperto terribilmente berlusconiano. Ospite d'onore il neo consigliere politico di Fi Giovanni Toti.
Un clima di grande ecumenismo che non convince però il senatore Roberto Formigoni che detta ancora la linea ai suoi e twitta per nulla disposto a mollare la presa sulle poltrone della giunta. «Roberto Maroni dice: rimpasto a marzo. Forse è meglio accelerare, da 3 mesi Ncd esiste, agisce e avanza proposte. Lombardia merita velocità».
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