Era il 3 maggio, quasi un mese fa, quando Beppe Sala e la collega 5 Stelle Chiara Appendino chiarivano che sia Milano che Torino sono pronte a candidarsi entrambe ad ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 ma «senza un governo è tutto bloccato, non vale neppure la pena di affrontare il dossier». E il sindaco Sala ribadiva che senza un sì convinto dello Stato per una delle due città «al massimo entro l'estate», l'Italia perderà il treno. In quei giorni, a un mese dal voto del 4 marzo, si discuteva di un possibile accordo tra M5S e Pd. Altro capitolo, altra trattativa. Il 14 maggio, mentre Matteo Salvini e Luigi Di Maio cercavano di scrivere insieme il contratto di governo, Sala e il governatore leghista Attilio Fontana al Pirellone bis siglavano un'intesa per portare la metropolitana a Monza. Rispetto ai conti di partenza servono cento milioni aggiuntivi da parte del governo o non se ne fa nulla. Sindaco Pd e presidente lumbard si sono impegnati a fare pressing sul futuro premier per far partire i cantieri della M5 verso la Brianza entro il 2021. Ieri, all'inizio dell'(ennesima) giornata di nubi politiche a Roma Sala ha manifestato tutta la sua preoccupazione per le grandi opere in programma a Milano. Ha partecipato a Palazzo Giureconsulti al convegno organizzato dalla Cgil su Mind, il parco della scienza - finanziato anche dallo Stato - che sorgerà sull'ex area Expo. A prescindere dal colore politico del futuro governo non teme «turbolenze» sul progetto perchè «mi sembra che ci sia un consenso forte sull'utilità di lavorare su quell'area e anche in maniera bipartisan, quindi non mi preoccupo da quel punto di vista ma temo ritardi, questo certamente sì, sui grandi progetti». Non solo su Mind. Ricorda appunto l'idea «di portare la metropolitana a Monza» e torna sull'ipotesi «di cui si è parlato tempo addietro di candidare Milano alle Olimpiadi del 2026, ma oggi ovviamente siamo paralizzati. Sono tutte cose su cui ovviamente o c'è un governo forte che dice siamo con Milano oppure ci si ferma, quindi il mio timore è solo di tempi non di cambi di rotta». E il rischio di elezioni a breve ovviamente allungherebbe le incertezze su fondi e opere. «Speriamo facciano in fretta» insiste Sala. E difende «la scelta europeista», praticamente «un obbligo per un Paese debole come il nostro. Io ho vissuto i momenti dei tassi di interesse al 10%, chi ci rimette sono i piccoli imprenditori e chi vuole comprare casa e si trova mutui altissimi». Dà fastidio anche a me conclude che «qualcuno dall'estero, come il commissario Ue Gunther Oettinger, usi l'arma dello spread contro l'Italia, facendo magari anche un favore ai cosiddetti populisti, ma non si può dire che l'Italia non sia gravata da un debito enorme».
Sala ha già convinto gli otto sindaci di Milano viventi - anche l'unico della Lega Marco Formentini e i due del centrodestra Gabriele Albertini e Letizia Moratti - a firmare due giorni fa una lettera di sostegno al presidente Sergio Mattarella e all'Ue e punta a portarli tutti a Palazzo Marino per una foto ricordo nella giornata simbolica del 2 giugno, la conferma della disponibilità da parte degli ex è attesa per oggi.
E dopo che alcuni sindaci del Carroccio nei giorni scorsi hanno tolto per protesta la foto di Mattarella dai loro uffici ieri il prefetto Luciana Lamorgese ha garantito che «sono tornate al loro posto, c'è stato un attimo di disorientamento ma tutto è tornato nella normalità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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