Arriva sotto le lacrime della pioggia in via dei Fiori Chiari Rosa Picchillo nella notte fonda del tardo pomeriggio. «Un caffè macchiato contro il freddo!» ordina al cameriere dell'osteria di Brera. Lascia cadere sulla strada la stampella, apre il tavolino, sistema tre seggiole in legno e due candele, che si è portata appresso. Ogni giorno una sorta di trasloco con tutti questi orpelli. Ha i capelli biondi, dipinti, e bionda è più come una fata che una cartomante. Il mazzo di carte è anche biondo. «Voglio fare un appello. Offro mille e cinquecento euro a chi ritrova il mio certosino di un anno, chiamato Piccolo». Sessantotto anni vissuti solo con i mici. Ne aveva quattro, ma da quando ha donato Piccolo a una conoscente che l'ha abbondonato, è rimasta con Pallina, Giuda e Pulcinella. Originaria di Acerra in provincia di Napoli, s'accorge fin da bimba di leggere nei pensieri degli amici, meglio, in un certo qual modo di prevenire le intenzioni silenti.
Inizia come pranoterapeuta ma approda quasi subito alla cartomanzia. «A Milano si lavora bene, c'è magia nell'aria. Mi dispiace usare la parola crisi perché è un grigio tormentone. Ci condiziona troppo, al punto che i clienti chiedono più informazioni sul lavoro e i soldi che sull'amore, comprese le donne. Si salvano solo i giovani a cui il cuore batte intatto. Comunque il lavoro è calato anche nella cartomanzia, perché si teme di sapere. Ma da parte mia, lamentarsi mai!».
Piccola, robusta, si siede e canta: «Sì, questo amore è splendido, come il sole, più del sole tutti ci illumina». Zufola lo stornello dell'antico film per accendere i sorrisi sui volti afflitti solo e sempre e ancora dalla parola crisi. «Passerà questo momento. Il 2013 porta una schiarita, ma per tornare alla spensieratezza della Milano da bere ci vorranno almeno altri cinque anni. Eppure, eppure già in questo Natale la gente farà follie: aprirà il portafoglio senza badare a spese e senza avere paura». Anche gli stranieri sono in crisi ma la prendono meglio degli italiani. «Sono più allegri ma più tirchi. Mi ha impressionato uno spagnolo che ha tenuto in mano un euro durante l'intera consultazione. L'ha mollato sul tavolino quando ho chiuso il mazzo di carte. Non riusciva a separarsi neppure da un euro».
Rosa si veste di rosso, colore del sangue e della vita. Le gocce di pioggia si fanno pesanti ma non pare sentirle. «Abito in zona Farini. Arrivo in Brera il pomeriggio verso le cinque. Il sabato e la domenica mi fermo anche fino alle due o alle tre del mattino. Ora faccio le carte in strada ma un tempo le facevo nelle librerie». Carte e libri: il connubio non stona, si tocca sempre una materia sorgente nell'invisibile più che nella realtà. Il mazzo che usa da trent'anni si chiama «La Sibilla».
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