Mai Milano aveva umiliato così il sangue dei vinti

Mai Milano aveva umiliato così il sangue dei vinti

A Milano si può fare tutto. Ma proprio tutto. Perfino un festival per celebrare le virtù della cannabis, scoprendo che tutto finisce in una gran fumata collettiva con la benedizione del sindaco Sala che ne approfitta per confessare che anche lui una canna se l'è fatta. Oppure in nome dell'antifascismo militante si può mettere a ferro e fuoco la città il giorno dell'inaugurazione dell'Expo, sicuri della comprensione dei magistrati. Si possono occupare stabili privati o comunali chiamandoli centri sociali e commerciare di tutto esentasse per usarli poi come basi per le spedizioni punitive.

Una sola cosa non si può fare, ricordare al cimitero il sangue dei vinti. I morti della Repubblica sociale italiana, ma anche attori come Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, eroi della Prima Guerra mondiale come Carlo Borsani e di tanti massacrati senza colpa nella mattanza che seguì il 25 aprile. Le storie dei padri, dei nonni o degli zii. Ognuno ne ha qualcuna in famiglia. Anzi, per la verità il sindaco Sala e il prefetto Luciana Lamorgese hanno ammesso di non poter vietare una visita al cimitero. E allora hanno dettato le regole. A Musocco si può andare, ma solo in piccoli gruppi. Non tutti insieme, per carità, che magari qualcuno si spaventa. Niente bandiere. Proibite. Perfino quella italiana che è vietato mettere, così come ogni anno, sulle 921 lapidi. Fuorilegge il Tricolore, figurarsi labari, gagliardetti e insegne (magari nere). Forse da Comune e prefettura l'auspicio è che i militi della Repubblica vengano ricordati con le bandiere rosse e la falce e martello. Impossibile, perché quelle saranno tutte sulle tombe dei partigiani. Quelle sì degne di onore come se negli anni terribili della guerra civile l'Italia non avesse diviso i suoi figli in due campi ugualmente degni di rispetto. E la messa? Anche quella «a piccoli gruppi»? Qualcuno il Vangelo, qualcuno l'omelia, altri il Padrenostro. Le mani? Bene in tasca. A chi solleva il braccio è promesso il carcere. Se la mano è aperta, perché col pugno chiuso nessun problema.

Mai, sindaco Sala, nemmeno con i sindaci rossi o con l'ultrarosso Giuliano Pisapia Milano aveva negato la cerimonia al Campo X. Nemmeno nel dopoguerra, quando forse qualche timore del Fascismo poteva esserci.

Voleva l'applauso di Anpi, comunisti e centri sociali? L'ha ottenuto. Perdendo forse la stima di tanti milanesi per bene. Che vecchiume. La storia andrebbe studiata. Senza farne, per interesse di bottega, una grottesca caricatura.

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