Maria Sorbi
Dopo lo sgomento, assieme al dolore, arriva il momento delle indagini a tappeto. Nulla verrà trascurato per fare chiarezza sul tragico caso di Claudia Bordoni, la ragazza di 36 anni deceduta alla clinica Mangiagalli alla 24esima settimana di gravidanza assieme alle due gemelline che portava in grembo. Giorno cruciale per chiarire le cause della morte ed eventuali negligenze da parte dei medici sarà giovedì, quando si terrà l'autopsia sul corpo della donna e delle due bimbe. Ma già da ieri, nell'ambito dell'inchiesta, coordinata dal pm Maura Ripamonti e seguita personalmente dal procuratore facente funzione Pietro Forno, la commissione ministeriale (composta da medici e Nas) sta acquisendo le cartelle cliniche delle tre strutture sanitarie che si sono occupate della paziente: Busto Arsizio, San Raffaele e Mangiagalli. E proprio analizzando questi atti gli inquirenti a breve procederanno ad iscrivere una serie di persone, in particolare medici, nel registro degli indagati. Un atto di garanzia per permettere a questi ultimi di nominare consulenti e periti per seguire gli esami autoptici. «Vogliamo avere una visione della vicenda a 360 gradi e per capire se ci sono delle responsabilità e se queste sono limitate alle ultime ore o risalgono a prima» precisa il procuratore Forno.
Parallelamente sta anche lavorando la task force della Regione Lombardia coordinata da Rinaldo Zanini che raccoglierà informazioni nei reparti a partire da giovedì, per non accavallarsi con il lavoro degli ispettori ministeriali e per agire in piena autonomia. «Vogliamo avere certezze» interviene lo stesso presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni.
Ieri in Mangiagalli i commissari hanno voluto avere anche le relazioni scritte dai primari di Terapia intensiva neonatale, del Dipartimento Donna e bambino e del pronto soccorso di Ostetricia e ginecologia. Hanno avuto colloqui con i direttori e con i circa 20 medici coinvolti durante i ben sette accessi che Claudia, dall'inizio della gravidanza, ha avuto solo nella struttura di via della Commenda. Verranno quasi certamente tutti iscritti nel registro degli indagati.
Oggi saranno ritirate le cartelle cliniche dell'ospedale di Busto Arsizio, dove la donna è stata ricoverata dal 3 al 7 aprile per piccole perdite compatibili con una placenta bassa. Qui lo staff ha tenuto sotto osservazione Claudia per 4 giorni, fino a quando, su richiesta della stessa paziente di vedere il proprio ginecologo, sono state concordate delle dimissioni protette. Al San Raffaele, dove il ricovero è durato dal 13 al 21 aprile, i ginecologi assicurano di aver «ipercontrollato» ogni aspetto. Eppure la famiglia non si dà pace e denuncia gli atroci dolori tra i quali è morta Claudia e ai quali i medici pare non abbiano dato il giusto peso.
La ragazza è morta vomitando sangue per un'emorragia gastrica e nemmeno il cesareo d'urgenza è servito per salvare le due gemelline, troppo piccole per poter sopravvivere. Ancora increduli gli amici e i colleghi della Old Mutual.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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