Luca Fazzo
Il rapporto cruciale e complesso tra urbanistica pubblica e progetti privati Carlo Masseroli stavolta lo sperimenterà dall'altra parte del tavolo: per cinque anni assessore allo Sviluppo urbano di Milano (2006-2011, giunta Moratti), da ieri è il direttore generale di Milano Sesto, ovvero il più colossale intervento edilizio in corso in Italia, quello sulle aree ex Falck a Sesto San Giovanni. Un'operazione che inevitabilmente chiama in causa gli equilibri tra bisogni collettivi e affari privati.
Un cambio di ruolo piuttosto radicale, non trova?
«In realtà no. Quando ero assessore pensavo che le grandi trasformazioni urbane rappresentassero innanzitutto un interesse pubblico. Che un milione e quattrocentomila metri si trasformino da area inquinata a parco per correre, uffici per lavorare e case per vivere mi pare una grande opportunità pubblica. In questo caso poi una parte del progetto è costituita da una straordinaria opera pubblica come la Città della salute, che ospiterà le nuove sedi di Istituto dei tumori e Neurologico Besta, e questo rende ancora più evidente l'interesse collettivo del piano. La sfida non cambia, insomma».
A Sesto danno il via al riuso di una fetta sterminata di città, a Milano invece gli scali ferroviari sono ancora in attesa di conoscere il loro futuro. É un esempio del famoso pragmatismo sestese?
«Ho incontrato l'altro ieri il sindaco di Sesto e l'ho trovata molto coinvolta e effettivamente molto pragmatica. C' è da sperare che anche gli interventi che riguardano Milano trovino in fretta una risposta non ideologica».
Ideologia a parte, converrà che l'interesse dei cittadini non sempre coincide con la voglia di volumetrie degli imprenditori.
«E invece questo è proprio un approccio profondamente ideologico. Le città esistono perché gli uomini si possano incontrare e generare opportunità. La città porta con sè costruzioni, verde, trasporto. Se una trasformazione non rende un posto piacevole per viverci anche l'operazione commerciale è destinata a fallire».
Però Renzo Piano si è tirato indietro dal progetto di Sesto accusandovi di deriva commerciale.
«Il progetto che stiamo realizzando è quello di Piano, e lui lavorerà al raccordo delle stazioni che è la porta d'ingresso del nuovo insediamento. Significa che se ci sono state delle dialettiche adesso il problema è risolto».
Lei ha 48 anni, pensa di vedere la fine del cantiere? Il cronoprogramma fissa il termine a quindici anni dopo la fine delle bonifiche,
quindi se va bene intorno al 2032.«Certamente il progetto sulla ex Falck è di dimensioni tali da incutere soggezione. Ma io voglio essere presente nel momento in cui potremmo dire: è tutto pronto. Motivo di più per correre».
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