Un colpo al cerchio e uno alla botte. Non nasconde le perplessità e critica aspramente la manovra e il decreto Sicurezza, ma allo stesso tempo cerca di trovare un canale di dialogo con il governo il sindaco Beppe Sala. A differenza di suoi colleghi di Palermo o di Napoli, tanto per fare un esempio. «Dal punto di vista del bilancio con il governo non c'è nessuna spaccatura anche se questa è una manovra che favorisce i piccoli comuni» commenta Sala a margine del consiglio direttivo dell'Anci che si è riunito ieri mattina a Roma per varare una controproposta al Governo.
Come aveva già sottolineato con forza l'assessore al Bilancio del Comune Roberto Tasca alla prese con un estenuante lavoro di lima per far quadrare i conti - all'appello mancano 65 milioni di euro -, il sindaco ribadisce le sue perplessità a una manovra che sembra cucita su misura per i piccoli comuni. «Questa legge penalizza i grandi comuni, e credo che non penalizzi così nemmeno le Regioni - attacca Sala- lo dico con il doppio cappello di sindaco di Milano e della città metropolitana». E se due giorni fa l'assessore Tasca agitava lo spauracchio di un taglio netto dei servizi, come i posti per le materne, ieri Sala lo ha ribadito, dichiarandosi «terrificato». «Con questa manovra - ha detto - i milanesi si devono aspettare un decadimento dei servizi, che per Milano è il peggio. Abbiamo scalato la classifica italiana delle città più vivibile, proprio per la qualità dei servizi offerti. Faccio un esempio: anche con la quota 100 avremo centinaia di uscite e non sarà possibile con questi conti rimpiazzare chi esce. Meno dipendenti pubblici vuol dire meno servizi».
«I sindaci chiedono un decreto correttivo e su alcuni punti - spiega il presidente di Anci Antonio Decaro - come ad esempio la questione delle risorse del fondo Imu-Tasi, hanno avuto disponibilità e rassicurazioni da parte del governo».
«Nessuno muro contro muro tra sindaci e governo, ribadisce Sala, almeno per quanto riguarda il capitolo manovra: penso che sarebbe sbagliato, penso anche che il Governo deve considerare che il Paese lo si gestisce anche con le città, con i Comuni. È vero poi che ogni legge che esce merita cambiamenti, ecco abbiamo una certa urgenza perché dobbiamo chiudere il bilancio entro il 28 febbraio e io sono ancora in altissimo mare». Richiesta congiunta appunto, è lo slittamento del termine al 31 marzo.
Molto più difficile comporre i puzzle delle posizioni dei sindaci sul decreto Sicurezza: «Rimane un fatto che al di là delle sensibilità diverse - commenta Sala - io sono fra quelli che hanno detto che non si disobbedisce a una legge, ma le città che in qualche forma daranno assistenza anche a chi è ancora richiedente, come faremo noi, dovranno pagarne i costi. Anche il fatto che i flussi si orienteranno laddove c'è più apertura non è giusto perché crea ulteriori disparità».
Punto di partenza, per le 400 amministrazioni che hanno aderito, chiarimenti tecnici al decreto. Nell'incontro di lunedì con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte l'Anci solleciterà spiegazioni su tre punti: la possibilità di mantenere l'accesso allo Sprar per le persone vulnerabili, una modalità uniforme di presa in carico del Servizio sanitario di chi chiede asilo, infine la richiesta di conoscere le persone presenti sul territorio, con le comunicazioni alle questure da estendere anche ai sindaci.
«I sindaci giustamente si rendono disponibili ad un confronto con Conte per migliorare la legge Salvini e lo stesso Salvini in due battute dice che la legge non cambia. Che pena» il tweet al vetriolo dell'assessore alle Politiche sociali del Comune Pierfrancesco Majorino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.