Michelangelo Bonessa
Un breviario anti criminalità e un imprenditore per amico. La formula di Assolombarda per combattere i fenomeni mafiosi si incardina su questi due punti: da una parte il toolkit, un questionario che analizza «dieci funzioni aziendali sensibili alle infiltrazioni e ne indica i potenziali rischi e i segnali d'allarme», dall'altra uno sportello per le piccole e medie imprese associate dove incontrare un «collega» a cui spiegare la situazione e chiedere come agire. Questo secondo servizio, che è già stato usato da cinque imprenditori, è molto apprezzato perché è un passaggio intermedio prima di rivolgersi alle forze dell'ordine. Insieme al decalogo da seguire per proteggere la propria azienda, si completa così lo strumento creato dall'associazione dopo due anni di lavoro e 200mila euro di investimento.
E si tratta di un'iniziativa dettata dalla situazione della Lombardia, definita «preoccupante» da Antonio Calabrò, vicepresidente di Assolombarda con delega alla legalità: «Questo manuale è il risultato di oltre 500 colloqui con i nostri imprenditori, lo abbiamo fatto perché siamo molto preoccupati per l'espansione delle organizzazioni criminali nel territorio della grande Milano - ha spiegato - ormai infiltrazione è una parola superata, siamo di fronte a un presenza molto più ampia e allarmante della 'ndrangheta, ma anche di Cosa Nostra e Camorra, anche in settori in cui non c'erano: ne cito soltanto uno, le farmacie, per noi è stato un campanello d'allarme scoprire che la 'ndrangheta aveva investito in una delle farmacie principali della città». L'ansia degli imprenditori dunque deriva dall'idea che la malavita, in particolare quella calabrese, sta «guardando al sistema complessivo». Un vero problema per l'industria, soprattutto per due aspetti: la concorrenza sleale che gli apparati mafiosi possono attuare e il rischio che la presenza radicata dei mafiosi possa bloccare «l'ottimo momento di Milano» affossandone il rilancio economico appena iniziato. Slancio di cui potrebbe giovare tutta l'Italia, delinquenti premettendo.
«Nella competizione internazionale la lotta all'illegalità è un asset fondamentale per una città dove ci sono 123 aziende che fatturano almeno un miliardo di euro - ha insistito - Michele Angelo Verna, direttore generale di Assolombarda - in Lombardia si realizza il 21,7 per cento del Pil italiano e il 20 per cento di reati di concussione e il 18 di corruzione». Quindi per ora è più alto il peso industriale di quello criminale, ma il rischio che il rapporto si inverta come già succede in altre regioni esiste. A maggior ragione per la scarsa conoscenza della criminalità degli stessi imprenditori: nel 53 per cento delle interviste è emersa una «scarsa o limitatissima conoscenza del fenomeno mafioso».
Per questo è arrivato il toolkit, uno dei 50 progetti per Milano lanciati dall'Assolombarda targata Rocca sviluppato in collaborazione con la fondazione Istud e l'università Cattolica. Uno strumento liberamente disponibile anche per i non associati e che è stato benedetto dal questore Antonio De Iesu che ha ricordato quanto sia «fondamentale che l'imprenditore non si senta solo».
Il procuratore generale Roberto Alfonso ha invece sottolineato come si tratti di una buona iniziativa, «ma rivolta a quella minima parte di imprenditori che ha già deciso di resistere alle ingerenze della criminalità organizzata, per questo è necessario diffonderlo anche nelle periferie del tessuto produttivo». Quelle piccole e piccolissime aziende che sono spesso usate dai mafiosi per insinuarsi nelle società più grandi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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