«Speriamo nella saggezza di tutti». È molto più che un invito al dialogo l'atteggiamento del segretario della Lega Roberto Maroni che conferma l'intenzione di aprire una trattativa con il Pdl e magari con Gabriele Albertini. Per evitare di consegnare la Lombardia alle sinistre che voteranno compatte per Umberto Ambrosoli, il candidato più uguale di tutti che nel partito che ha inventato le primarie, pretende di evitare proprio le primarie. «Dobbiamo trovare una via d'uscita», ragiona Maroni. Che un'idea ce l'ha già ben chiara. «La soluzione c'è - assicura - e sono le primarie del centrodestra». E non a caso proprio ieri la Padania, il quotidiano della Lega, titolava con un chiarissimo, «Primarie, sfida di Maroni al Pdl. Decidano i lombardi».
Una posizione che converge con la uscite dei colonnelli del Pdl e dello stesso Silvio Berlusconi che vanno ribadendo l'opportunità di unificare elezioni regionali e politiche in un unico election day. Scenario ideale per il progetto di Berlusconi che punta a ricomporre l'alleanza con il Carroccio. E un suo strettissimo collaboratore racconta di una telefonata di Berlusconi ai big della Lega per «parlare di Lombardia». Segno che le trattative stanno entrando ormai nel vivo e che quella fuga in avanti di Albertini che ha indisposto un po' tutti, sta per essere neutralizzata. Perché a Berlusconi non è piaciuta la presa di distanza così marcata dal Pdl e a Maroni non è andato giù quel «io sono in campo, se i partito vogliono si accodino», lanciato come sfida dall'ex sindaco. «Difficile - rimarca un dirigente leghista - che noi si possa dire ai nostri militanti che ci accodiamo a qualcuno. Il leghista non si accoda proprio a nessuno: noi siamo un partito vero, mica di plastica. Albertini ha sbagliato proprio i toni».
E allora la strada verso un nuovo patto Lega-Pdl si riapre. Perché a Maroni non dispiacerebbe «proseguire l'esperienza di governo fatta insieme». E qui si parla di Lombardia, ma anche di governo nazionale dove per ammissione di tutti Maroni è stato un ottimo ministro dell'Interno. Con mani libere e grandi risultati contro le mafie. E allora per la Lega le possibilità sono due: le primarie di coalizione o un terzo uomo che metta tutti d'accordo. Complicata la trattativa su Giulio Tremonti poco disponibile ad accettare una sfida così complicata e più orientato ad appoggiare Maroni, magari con una propria lista. E allora crescono le quotazioni delle primarie. A cui Albertini ha già dichiarato di non voler partecipare. «Fosse così, si escluderebbe da solo e noi potremmo andare avanti senza di lui», sentenzia un dirigente del Pdl.
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