Tra Maroni e Pisapia sarà un autunno caldo

Dall'Expo al nuovo stadio, dall'Aler alla fusione Atm-Trenord tutti gli scontri tra i due Palazzi che mai sono stati così divisi

Tra Maroni e Pisapia sarà un autunno caldo

A un anno e mezzo dalle elezioni per il sindaco di Milano e con alle porte campagne elettorali accese come quelle per regioni importanti come il Veneto, l'Emilia Romagna e la Toscana, è un autunno caldo quello che aspetta Regione e Comune. Perché dopo un'iniziale convivenza istituzionale senza particolari antipatie, il rapporto tra il sindaco Giuliano Pisapia e il governatore Roberto Maroni è andato in pezzi. I due si stanno anche simpatici e si rispettano, ma troppi e sempre più frequenti sono i fronti aperti in quella che ormai è la più dura contrapposizione mai vista tra i due Palazzi. Perché se una volta c'erano le rivalità tra personalità forti come Gabriele Albertini, Roberto Formigoni o Letizia Moratti, ora lo scontro è su troppe scelte strategiche: dal nuovo stadio sui terreni Expo alla bonifica delle case Aler, passando per la fusione Atm-Trenord e la voglia del Pirellone di entrare in Sea per fermare il declino di Linate e Malpensa.

Difficile individuare il fronte più caldo, ma il più visibile è ovviamente l'Expo. E qui è stato chiaro il muro contro muro dei due soci principali di Arexpo, la società che detiene i terreni di Rho-Pero e ne deve gestire la riqualificazione post evento, nella compilazione del bando per l'affidamento. Perché non è un mistero che a Maroni piaccia la proposta fatta dall'amministratore delegato del Milan Barbara Berlusconi di costruire il nuovo stadio olimpico, mentre Palazzo Marino preferirebbe il distretto delle aziende ad alto tasso di innovazione, collegato a funzioni pubbliche. Ed è per questo che non ha concesso la partecipazione alla gara per lotti separati che avrebbe aperto la strada ai rossoneri. Una ferita sulla quale è scesa come il sale la nomina di Vittorio Sgarbi ad ambasciatore per le Belle arti della Regione. E come un'inopportuna invasione di campo è stata vissuta la presentazione dei quattordici padiglioni in città tra cui il Cenacolo, il Castello, il museo Bagatti Valsecchi e palazzo Clerici. Per non parlare dello scontro sui Bronzi di Riace. «Su Expo basta polemiche da provincialotti» la replica tutt'altro che accomodante mandata da Maroni a Pisapia sulle pagine di Libero . Per non dire dello scontro sulle Vie d'acqua quando Maroni scoprì che il sindaco era più vicino ai comitati no-canal che alla Regione e dell'irritazione di Pisapia per le vicende giudiziarie: prima il coinvolgimento di Infrastrutture lombarde, società interamente partecipata dalla Regione, nella presunta cupola degli appalti e poi l'indagine dello stesso Maroni per i contratti fatti alle sue ex collaboratrici. Ma la Regione, a sua volta, non prese bene il sempre maggior potere concesso all'ingegner Marco Rettighieri e gli appalti assegnati a Italferr a scapito di Ilspa.

Poi ci sono la Sea dove Maroni vorrebbe entrare per far risorgere Malpensa più che Linate. Silenzio dal Comune. Così come è naufragata la newco che avrebbe dovuto gestire tutte le case popolari.

Non se n'è fatto nulla e ora, il 30 novembre, scade il contratto con cui la società regionale Aler gestisce anche le case del Comune che minaccia la revoca. Niente da fare per la fusione Atm-Trenord su cui ha lavorato Maroni e neppure per quella tra Pio Albergo Trivulzio e Redaelli. Regione contro Comune anche nel progetto della Città della salute.

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