«Sono assolutamente d'accordo». Così il governatore Roberto Maroni ha risposto ieri alla proposta di trasformare lo scalo di Malpensa in una «zona franca». Un'area a fiscalità privilegiata in grado di salvaguardare le migliaia di posti di lavoro messi a rischio nell'intero bacino aeroportuale dalla trattativa tra gli arabi di Etihad e la compagnia di bandiera Alitalia che punta a ridimensionare gli scali lombardi a favore di Fiumicino. «È da tempo - ha spiegato Maroni - che lavoriamo sulla Zes, la zona economica speciale che comprenderebbe anche Malpensa». Un'area i cui confini sarebbero tracciati a 20 chilometri dal confine svizzero per contrastare la delocalizzazione delle imprese attirate dai regimi fiscali più vantaggiosi. Aiutando così l'occupazione oggi in crisi e ancor più messa a rischio dalle tentazioni svizzere di chiudere i confini ai frontalieri. Non un'idea impossibile che secondo Maroni potrebbe ricalcare quello della zona franca già pensata in Calabria per il porto di Gioia Tauro. Allo stesso modo Malpensa il cui destino sembrerebbe virare sempre più verso un'impiego cargo, potrebbe diventare un porto franco, uno scalo che grazie al regime fiscale e doganale vantaggioso, risulterebbe molto più competititivo. Rilanciandone destini e ambizioni.
Una proposta su cui Maroni promette di impegnarsi, senza però rinunciare a lottare ancora per salvare la vocazione al trasporto passeggeri di Malpensa. «Tutto si può fare - l'allarme lanciato ieri - ma non derubricare questo aeroporto a trasporto cargo». Un'evidente risposta a quanto sostenuto dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, secondo cui il piano industriale con cui Etihad intende salvare l'Alitalia «prevede anche che Malpensa diventi un hub europeo del cargo». Un'ipotesi che a Maroni non piace. «Malpensa - ha sottolineato ieri - è già un aeroporto cargo, anzi è già il primo aeroporto cargo. Ma non dimentichiamo che per volume di voli, vale come la somma di Linate e Orio al Serio messi insieme». Per questo spiega che i tecnici da lui interrogati, gli avrebbero assicurato che «questa idea di Lupi è irrealizzabile». Forse «buttata un po' lì per sopire le polemiche». Soprattutto quelle nate dopo che è apparso evidente che ai 2.500 licenziamenti in Alitalia considerati inevitabili da Etihad, ne vanno aggiunti altri 2.500-3.000 nell'indotto in territorio lombardo.
Secca la replica di Lupi che anche dopo aver sentito Maroni, si dice ancora convito, con una punta di polemica, che «quando inizieremo, senza alcun pregiudizio, a parlare del piano industriale e del progetto di sviluppo, forse tutti capiranno che questa è una grande opportunità, anche per l'economia lombarda. Oggi senza l'alleanza Alitalia-Etihad, il sistema lombardo Linate-Malpensa, non mi sembra stia dando grandi frutti».
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