Sabrina Cottone
Si scrive Ema e si legge European Medicines Agency, Agenzia europea del farmaco. È un'eredità che può arrivare da Londra a Milano con la Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea. La visita dei cinque delegati dell'Ema al Pirellone ha segnato un passo avanti nel rendere concreta l'ipotesi di accogliere l'eredità britannica e non solo perché l'edificio progettato da Gio Ponti ha colpito la fantasia dei visitatori. La disponibilità della Regione a offrire il Pirellone, un edificio pubblico, sin dall'aprile 2019, è certamente una marcia in più rispetto ad altre città in corsa come Barcellona, Vienna e Bruxelles.
La pragmatica concordia istituzionale tra il presidente della Regione, Roberto Maroni, e il sindaco, Giuseppe Sala, ha segnato un punto a favore dell'Ema a Milano. «Come Comune e Regione abbiamo esaurito il nostro compito. Adesso la palla tocca al governo, che dovrà esercitare attività di lobbying, e Moavero è la persona giusta a livello europeo» dice Maroni. E se si dovesse andare a votare? «È un'operazione con molte incognite, ma noi ci siamo spesi al massimo e abbiamo fatto il possibile». Enzo Moavero Milanesi, ambasciatore europeo per l'operazione, durante l'incontro ha già chiesto ai delegati dell'Ema di far sapere di che cosa abbiano bisogno, così da poter far avere loro un progetto.
Quella di ieri è stata solo una prima tappa, perché sarà il Consiglio europeo (composto dai capi di Stato e di governo dei Paesi membri) a dover decidere a ottobre, e all'unanimità, quale città accoglierà l'Ema. È probabile che sarà messa a punto una short list in Consiglio europeo entro giugno con quattro o cinque città e se Milano fosse dentro, sarebbe già un passo avanti in vista di una possibile vittoria finale.
Si tratta di una competizione che ricorda da vicino quella per l'Expo e anzi il modo in cui è stata gestita l'Esposizione universale del 2015 segna certamente un punto a favore. «Milano può diventare il punto di riferimento europeo della medicina» osserva Maroni. E durante l'incontro, al quale hanno partecipato anche Luca Del Gobbo e il presidente del consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, si è parlato di come la presenza dell'Agenzia europea del farmaco a Milano completerebbe gli investimenti nel settore medico- scientifico che già esistono a Milano, da Human Technopole in Expo fino alla Città della Salute nell'ex area Falck di Sesto San Giovanni. «La presenza dell'Ema sarebbe coerente con queste attività perché in entrambi i settori i farmaci hanno un ruolo fondamentale» dice Maroni.
L'indotto connesso a quest'operazione è consistente. Solo pensando all'affitto, che è il meno, a Londra pagano 14 milioni di euro. Ogni giorno la sede di Ema accoglie 700 persone che vanno a trattare e questo vuol dire 500 camere d'albergo ogni notte che vengono sottratte a Londra. Inoltre, essendo Ema l'agenzia che approva nuovi farmaci deve usare laboratori e questo può indurre molte aziende farmaceutiche (si parla di circa venti) ad arrivare a Milano.
Resta il tema del trasferimento del consiglio regionale. Le forze politiche si sono dette favorevoli.
Gli unici a opporsi sono stati gli esponenti della Lega. Tra le sedi in via di valutazione si parla di un interessamento dei consiglieri regionali al Palazzo del Senato, che attualmente è occupato dall'Archivio di Stato: in anni passati era oggetto di desiderio dei lùmbard.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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