Coronavirus

Mascherine, ancora obbligo. Ma il rischio non sta salendo

Regione verso la proroga di 15 giorni per precauzione. Però non ci sono segnali di peggioramento degli indici

Mascherine, ancora obbligo. Ma il rischio non sta salendo

Ancora un piccolo sacrificio, altri 15 giorni (almeno) con le mascherine. Pur non essendoci segnali preoccupanti, o innalzamenti del livello di rischio, la Lombardia non vuole allentare la presa o dare segnali che potrebbero esser letti come un «liberi tutti». Salvo sorprese dunque, oggi con una nuova ordinanza la Regione prorogherà l'obbligo delle mascherine introdotto ormai quasi tre mesi fa. Era il 5 aprile quando la Lombardia ha introdotto - inizialmente per sette giorni - quest'obbligo di coprire naso e bocca con un dispositivo di protezione o - in mancanza di mascherine, visto che allora mancavano - con un indumento qualsiasi. Altre Regioni, allora, hanno seguito questa stessa strada. Il giorno successivo lo fece la Toscana, inducendo a una imbarazzata retromarcia coloro che - a sinistra - avevano come al solito contestato l'ordinanza di Palazzo Lombardia. Molte cose da allora sono cambiate: l'emergenza non c'è più, almeno dal punto di vista ospedaliero, e il contagio ha mutato profondamente la sua fisionomia, ma la Regione ha sempre prorogato quest'obbligo. All'atto di farlo l'ultima volta, fra l'altro, ha verificato come una ricerca americana condotta dal premio Nobel per la chimica Mario Molina avesse calcolato che l'uso delle mascherine in Italia aveva evitato quasi 80mila contagi in un solo mese.

Questa e altre misure - alcune delle quali dolorose - si sono dimostrate efficaci, e ora l'andamento epidemiologico in Lombardia non è più tale da destare allarmi - almeno non in questo momento. A Palazzo Lombardia quindi l'attenzione resta alta, ma la tensione è scesa in modo proporzionale all'allarme, a sua volta calato al calare dei ricoveri. L'indice di contagiosità, è vero, è salito leggermente, ma si tratta di un valore molto «ballerino» e basta un piccolo focolaio per farlo tornare su. Va tenuto presente, inoltre, che quell'indice è solo una delle molte variabili che vengono tenute presenti per determinare la classe di rischio, ovvero il valore sulla base del quale è stata decisa la riapertura dei «confini regionali». Essendo stabili o in discesa tutte le altre variabili, la classe di rischio della Lombardia resta bassa.

I dati di ieri confermano questo sollievo. I nuovi casi positivi risultano, intanto, soltanto 97, su un totale di oltre 8mila tamponi. Per l'esattezza sono stati processati 8.119 tamponi, che hanno portato il totale complessivo a 1.022.400. Di questi «nuovi contagiati», poi, 22 sono stati trovati seguito di test sierologici, quindi si presume siano diagnosi di casi totalmente asintomatici. Inoltre 31 sono «debolmente positivi». E il fatto che i tamponi facciano seguito alla campagna di screening incide anche sulla localizzazione di questi «nuovi casi». Venti risultano infatti in provincia di Bergamo e 27 in provincia di Brescia, territori in cui è già partita una campagna di test a tappeto (nei Comuni particolarmente colpiti sono anche gratuiti). Nella città metropolitana di Milano (corrispondente alla ex provincia) i nuovi casi ufficiali sono 16, 4 dei quali nella città di Milano, mentre in Brianza sono sette. Un solo caso nuovo risulta in provincia di Como, tre nel Lecchese, due a Sondrio e 3 a Varese. Per quel che riguarda la fascia meridionale della Lombardia sono stati individuati 6 casi nel Cremonese, altrettanti in provincia di Pavia e 4 nel Mantovano. Ottime notizie arrivano infine dal Lodigiano, dove non si registra alcun caso nuovo.

Positivo continua a essere l'andamento di guariti e dimessi: ieri se ne sono aggiunti altri 111, che hanno portato il totale a 66.175, di cui 63.699 guariti e 2.476 dimessi dagli ospedali. E i ricoverati negli ospedali scendono ancora: sono 323 i pazienti dei reparti diversi dalla terapia intensiva, con un calo di 92 posti letto, e restano 43 i ricoverati nelle terapie intensive - gioverà ricordare che nei giorni di picco si è arrivati a superare i 1.500 posti letto occupati in terapia intensiva. I decessi comunicati e registrati ieri, infine, sono stati 13 in Lombardia (per un totale di 16.

639) ma occorre precisare che nel conteggio si computano i deceduti per qualsiasi patologia che risultino positivi al Coronavirus.

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