Cronaca locale

Massive Attack, sul palco Del Naja il misterioso "alter ego" di Banksy

Il leader della band di Bristol sarebbe la firma dello street artist

Massive Attack, sul palco Del Naja il misterioso "alter ego" di Banksy

E se durante il suo per altro breve soggiorno milanese passasse dal Mudec in via Tortona per dare un'occhiata alla mostra (non autorizzata) dedicata a Bansky? Per certi versi, avrebbe del clamoroso, perché da più parti si sostiene che dietro il misterioso street artist britannico ci sarebbe proprio lui, Robert «3D» Del Naja, 54enne «ragazzo terribile» di Bristol (ma di padre napoletano), leader del gruppo simbolo del trip-hop, i Massive Attack, attesi stasera in concerto al Forum di Assago nel tour che celebra i primi 21 anni di vita di «Mezzanine», il loro disco più bello grazie a brani capolavoro come «eardrop» impreziosito dalla strepitosa voce di Elizabeth Fraser dei Cocteau Twins, incomparabile e poco riconosciuta maestra del canto rock inglese post-punk anni Ottanta. Tra apparenti, ma non del tutto convincenti smentite (dopo che il «collega» Goldie si lasciò scappare che Bansky si chiamava Robert) e qualche risposta criptica e sfuggente, più di un indizio porta ad associare Bansky a Del Naja. Non ci credete? Entrambi sono di Bristol, città dove sono apparsi i primi stencil mordi-e-fuggi della misteriosa della street art. Quest'ultima è anche una passione mai nascosta di «3D», che come Bansky condivide posizioni politiche antagoniste piuttosto forti. E che dire delle coincidenze tra i concerti di Del Naja e del socio Grant «Daddy G» Marshall e le città e le date in cui sono spuntate le opere di Bansky (come si evince dal documentario Netflix «Saving Bansky»)?

E del fatto che l'unica opera banskyana in terra italiana, «La Madonna con la pistola», si trova in piazza Girolamini a Napoli, la città del padre, emigrato in Inghilterra negli anni Sessanta, ma anche della sua squadra del cuore, ben prima che diventasse una squadra che frequenta ormai abitualmente la Champions? Del Naja e il collettivo targato Massive Attack, che per questo tour hanno ingaggiato, oltre a Elizabeth Fraser, il filmaker Adam Curtis e l'artista che si occupa di Intelligenza Artificiale Mario Klingemann «per creare qualcosa che mostri i cambiamenti di questi 20 anni», sono sempre stati tutto fuorchè banali. Per esempio, sfruttando una tecnologia sviluppata dall'università di Zurigo, hanno scelto di celebrare il ventennale dell'album Mezzanine codificandolo in una sequenza di Dna. È la prima volta al mondo che un intero disco è archiviato in questo modo. Nello specifico, i file audio sono stati convertiti in oltre 900 mila filamenti di Dna e saranno conservati in 5 mila sfere di vetro. Di più, i Massive Attack hanno poi chiuso tutti i brani di Mezzanine dentro una bomboletta spray in forma di pittura. Ogni bomboletta conterrà un milione di copie in Dna del disco, riuscito melange di elettronica, avanguardia e pop.

«Un modo creativo di conservare il catalogo, nonostante la pittura con il Dna codificato non credo sia adatta a essere usata dagli street artist in cerca di anonimato», ha scherzato (ma non troppo) del Naja.

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