Rivoluzione nelle materne e negli asili nido della città. A fine mese, infatti, come già successo per la polizia locale in via sperimentale, verrà introdotto l'obbligo di cartellino per le 3500 educatrici del Comune. Una vecchia storia quella del badge, che prese il via e tramontò con la giunta di Letizia Moratti e ripresa in mano ora dal sindaco Beppe Sala. Allora la decisione era stata preceduta da incontri e assemblee sindacali, erano anche state installate le macchinette che però non vennero mai usate. Dopo le proteste l'amministrazione abbandonò il progetto. In alcuni asili le macchinette sono ancora quelle di allora, ma intonse, in altre sono state smontate e sostituite lo scorso anno con altre, pronte per esse usate. Le educatrici, a differenza degli agenti di polizia locale, non sono contrarie di principio all'introduzione del cartellino, anzi - «così finalmente ci pagheranno gli straordinari» replicano con una battuta - ma sottolineano come i problemi del settore siano altri e ben più gravi.
Per quanto riguarda il badge le rimostranze riguardano il fatto che «sicuramente quando vene introdotta una novità del genere, si spiega il provvedimento ai lavoratori convocando un tavolo sindacale. Questa volta - denuncia una rappresentante delle educatrici - non è stato mai convocato. Ma non si possono imporre in questo modo le scelte». Il secondo problema, è di ordine tecnico: come verranno conteggiate le cosiddette 200 ore di «gestione sociale»? Le educatrici dei nidi e delle scuole dell'infanzia, secondo il contratto collettivo nazionale, lavorano 30 ore a settimana, in turni, dal lunedì al venerdì, che sono le ore frontali con i bambini. Tutto il lavoro che si svolge dietro le quinte, dagli incontri per programmare le attività interclasse ai progetti, dai colloqui con i genitori e con assistenti sociali e operatori ai collegi, è difficile conteggiarle con il badge. «Per non parlare - spiega una sindacalista - di tutto il tempo extra che viene speso ad aspettare genitori, tate, famiglie in ritardo: chi paga le mezz'ore in cui le maestre sono obbligate a stare in classe per aspettare che tutti i bimbi siano stati ritirati?».
Le maggiori difficoltà si incontrano senza dubbio con la carenza di personale: secondo il piano straordinario di assunzioni servirebbero 235 educatrici, 227 per la scuola dell'infanzia e 8 per il nido. Le ore di copresenza - ovvero quando le due educatrici sono in classe contemporaneamente - sono ridotte, per il resto del tempo le maestre si trovano a dover gestire da sole anche una ventina di bambini. Con la responsabilità che questo comporta. «Se un bimbo deve andare in bagno - continua - dobbiamo accompagnarlo perché non c'è più nemmeno il supporto del personale ausiliario (ora sono dipendenti delle cooperative che tra le loro mansioni non hanno l'accompagnamento ai servizi). Ma se qualcuno si fa male nel frattempo? Ne rispondiamo noi».
Stesso discorso vale per le insegnanti di sostegno, che sono assolutamente insufficienti.
Ormai le insegnanti di sostegno, per i bambini con «certificazione» vengono inviate solo per i casi più gravi, nella maggior parte delle situazioni l'insegnante è in condivisione tra due bambini, il che significa che il supporto viene dato al cinquanta per cento, altre volte, i bambini con bisogni speciali escono da scuola prima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.