Tre pubblici ministeri, un giudice, un paio di cancellieri, una ventina - a occhio - di avvocati di grido con staff al seguito, una decina di carabinieri, più il parterre della stampa pronto a raccontare in diretta la prima udienza a carico dell'ex governatore Roberto Formigoni. E tutto questo schieramento di forze naufraga ieri mattina contro il più surreale degli intoppi: si sono persi il detenuto, ovvero Piero Daccò, l'unico imputato che affronta in ceppi il processo per le tangenti sulla sanità. Il regolamento parla chiaro: i detenuti hanno il diritto di partecipare personalmente alle udienze a loro carico, e se non rifiutano esplicitamente la gita a palazzo di giustizia devono esservi portati dalla polizia penitenziaria. Ma ieri mattina, nella grande aula della corte d'assise d'appello dove veniva ospitata l'udienza preliminare, di Daccò non c'era traccia.
Motivo? Il lobbista era nella sua cella del carcere di Bollate, dove nessuno lo era andato a prendere. Pare che l'ordine dal palazzo di giustizia di accompagnare Daccò in aula fosse regolarmente partito, ma per l'indirizzo sbagliato, il carcere di Opera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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