Serve «un supermanager per seguire il progetto del post Expo». Il governatore Roberto Maroni raccontava ieri di aver chiesto mesi fa al commissario Giuseppe Sala di seguire anche le operazioni di trasformazione del sito, «ma lui mi disse che aveva altro in mente». E il suo «piano b» si è ben materializzato nelle ultime settimane: la candidatura a sindaco del centrosinistra. Con una linea dettata chiaramente ai colonnelli del premier Matteo Renzi: io non sono Pisapia, ha ripetuto agli emissari del Pd, chi vuole giocarsi la campagna elettorale del 2016 sul tema della continuità con il progetto arancione, dovrà cambiare disco. O schieramento. Un messaggio che la sinistra radicale ha raccolto benissimo: Rifondazione si è già ritirata dalla partita delle primarie, Sel e la minoranza Dem rischiano di finire all'angolo. «L'esperienza di Pisapia, per la pluralità delle culture politiche che contiene e di interessi sociali che rappresenta, non può essere portata avanti da Sala. Se il manager partecipa alle primarie noi stiamo fuori» ha ribadito ieri (ad esempio) il fondatore della Sinistra Italiana, Stefano Fassina. E a chi in Sel continua comunque a prendere tempo, in attesa di conoscere eventualmente «i contenuti del programma di Sala», basterebbe osservare la campagna di «rottamazione» di Pisapia condotta dal commissario prima e durante i sei mesi del grande evento. Ha giocato spesso a smarcarsi dal sindaco. I primi indizi si potevano cogliere già a fine febbraio. In quei giorni scoppiò un polverone sul no del Comune all'esposizione di una copia della Madonnina davanti a Palazzo Reale. «Sfrattata» dalla sinistra, venne accolta a braccia aperta da Sala sul sito Expo, con gli applausi del mondo cattolico. Ha rispedito al mittente, in seguito, le critiche di un altro esponente vicino alla sinistra-sinistra e coccolato dal sindaco Pisapia: «A Expo c'è posto per tutti, da McDonald's a Slow food» aveva ribattuto a Carlin Petrini, fondatore di Terra Madre, che contestava l'eccessivo spazio assegnato alle multinazionali sul sito di Rho. Per continuare la carrellata: fino a pochi mesi dal taglio del nastro, Pisapia ha insistito su una moschea temporanea sull'area Expo. Non averla «sarebbe un segnale estremamente negativo, perchè non si darebbe un luogo di culto ai fedeli musulmani che saranno numerosissimi». Incassò i no categorico del commissario: «Impossibile, non ci sono i tempi». In un'occasione, forse, Sala è riuscito a far sognare i «compagni». Alla maniera dell'assessore Pd Pierfrancesco Majorino, già in campo per le primarie (ieri ha proposto bigliettai a bordo della 90/91) ha promosso il gay pride a Expo.
Duro e botta e risposta ieri tra i segretari di Sel e Pd. «Dicano se sono in sintonia con Formigoni o col popolo arancione» provoca Anita Pirovano.
«Siamo alternativi al centrodestra, Sel non cerchi per smarcarsi» ribatte Pietro Bussolati. Il Pd intanto la prepara la cena di finanziamento della campagna il 20 al Museo dei Navigli in Brera: 500 posti, offerta minima 100 euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.