Cronaca locale

"Continuamente aggrediti...": i medici scappano da Milano

L'amaro racconto di un direttore di Pronto soccorso, ormai arrivato al limite. La situazione delle strutture ospedaliere del capoluogo meneghino è fuori controllo, ma è così un po' in tutta Italia

"Continuamente aggrediti...": i medici scappano da Milano

Milano divenuta così ingestibile da costringere un direttore di Pronto soccorso a lasciare il proprio lavoro per portare i suoi servizi altrove. Sembra assurdo, eppure le cose stanno così. A raccontare la sua esperienza ai microfoni di Agi è il dottor Marco Bordonali (58 anni), che attualmente ricopre l'incarico di direttore del Pronto Soccorso dell'ospedale privato San Giuseppe, struttura collocata a poca distanza dalla basilica di Sant'Ambrogio.

Una situazione fuori controllo

Con rammarico il medico riferisce all'agenzia di stampa che il lavoro nel capoluogo meneghino è divenuto davvero faticoso e difficile in questi ultimi tempi. "Milano, una piazza ormai diventata ingestibile, dove siamo sovraccaricati di lavoro, con pochi mezzi a disposizione, pressati da una popolazione numerosa ed esigente, a rischio continuo di denunce e aggressioni dei cittadini. Siamo un sacco da prendere a cazzotti", spiega senza mezzi termini.

La soluzione? A quanto pare, almeno fino ad adesso, è quella di fare fagotto e spostarsi altrove. Sempre se è possibile. Bordonali, ad esempio, prenderà presto servizio nell'ospedale di Erba, in provincia di Como. Lì il professionista spera di trovare condizioni più serene.

Le lamentele del medico non giungono infondate. Lo stato in cui versa Milano è sotto gli occhi di tutti. Oltre al degrado di alcune zone della città, spesso denunciate inutilmente dai residenti, si aggiungono episodi di violenza anche all'interno delle strutture ospedaliere, sempre più abbandonate a loro stesse. Gli operatori sono pochi, costretti a turni insostenibili. I pazienti, d'altro canto, chiedono di ricevere assistenza. Qualcuno perde la testa, e scoppia il caos.

Soltanto alcuni giorni fa, in un ospedale di Mantova, un infermiere è stato preso a pugni da un paziente in Pronto soccorso. Soltanto pochi giorni prima, sempre a Mantova, una dottoressa era stata presa a colpi di bastone da una donna.

Episodi che lasciano a dir poco basiti e fanno dubitare di trovarci ancora in Italia. La situazione si è aggravata a tal punto che Regione Lombardia sta seriamente pensando di collocare stabilmente delle guardie giurate negli ospedali lombardi.

"Nei giorni del grande caldo, le ambulanze non scaricavano le persone perché per loro non c'era posto nell'ospedale già intasato e quindi si creava un braccio di ferro tra noi e la centrale operativa che aveva bisogno di quelle ambulanze rimaste occupate molto più di quanto avrebbero dovuto", riferisce Bordonali. "Il problema però non è tra chi ha più ragione, ma nel sistema che non funziona. Così vediamo la gente sulle barelle per ore, anche in periodi non di pandemia. È la normalità", aggiunge.

Milano in crisi

Fra tutte le località lombarde è putroppo Milano a risaltare per tali problematiche. "La gente pretende tutto e subito, è abituata a certi ritmi. I contenziosi sono tantissimi, ogni giorno smisto le denunce che, anche se infondate, sono una grande seccatura", spiega il medico. "Gli ospedali, appena le ricevono, come prima cosa denunciano il medico, senza cercare di capire chi ha ragione o torto. Ho lavorato 5 anni in un pronto soccorso a Parigi, lì è difficilissimo che un medico venga denunciato".

Il lavoro da fare per ristabilire un equilibrio è tanto. Denunciare la situazione è utile, ma non basta. Ci vuole un intervento deciso da parte delle autorità. "In Lombardia, una volta c'erano le Asl gestite da direttori scelti dalla politica, poi le Asl sono state fatte diventare aziende che però non hanno autonomia perché la Regione dipende dallo Stato e ognuno deve dimostrare di far bene non perdendo soldi. Invece è ovvio che la sanità sia in perdita.

O provi a rivedere i 'consumi', per esempio toccando i medici di base che costano tantissismo ma rendono poco, oppure l'unico futuro possibile è quello della assicurazioni private", commenta Bordonali, che poi conclude amaramente: "Tanto la sanità più bella del mondo non esiste più da un bel po'".

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