È Mediterranea la biennale dei giovani

«L'arte non è solo contemplazione, è anche un atto, e tutti gli atti cambiano il mondo, almeno un po'» dice Dora Bei, presidente di BJCEM, la Biennale des jeunes créateurs de l'Europe et de la Méditerranée (Mediterranea), che si organizza ogni anno in un paese europeo diverso per artisti under 35, dopo la prima edizione del luglio 2001 a Sarajevo. Affermazione, quella della Bei, lontana anni luce dall'estetica per creare stupore e impressione fine a se stessi di alcuni protagonisti dello scenario dell'arte contemporanea: «I giovani artisti cambiano la nostra prospettiva sulle cose –continua-. E, anche se il più delle volte si tratterà davvero di un piccolo cambiamento, sarà comunque molto importante in quanto denoterà il modo di guardare la vita, la società con la creazione una cultura di pace, di speranza». Con tali alte aspettative si è aperta Mediterranea 17, che quest'anno si svolge alla fabbrica del Vapore nello spazio Viafarini a Milano (via Procaccini 4), e vede la collaborazione anche di Torino e Genova: 17 nazioni provenienti dai paesi della UE, dall'Europa dell'Est fino al Nord Africa, per un numero di oltre 300 giovani artisti: «La cultura crea dialogo e scambio d'idee –dice Andrea Bruciati, curatore di Mediterranea 17-. Ecco che nei vari artisti selezionati, provenienti da oltre 40 paesi, ho cercato di denucleare quelli che vedono la creatività come un cibo, un'energia, un nutrimento per l'animo, essendo l'anno di Expo 2015». No foods land è il titolo della mostra principale di Mediterranea 17 a Milano alla Fabbrica del Vapore, e raccoglie progetti provenienti da vari linguaggi, compresi, oltre alle arti visive ed applicate, anche video e installazioni.

Tra convegni, workshop e iniziative collaterali che hanno caratterizzato i primi giorni, ora è ancora aperta, fino al 22 novembre, la mostra nello spazio Viafarini-Fabbrica del Vapore: dal video «Cala Paura» del tarantino Gianluca Marinelli, che racconta le trivellazioni nell'Adriatico, la pesca spesso fallimentare e la vita nelle sue complessità sulle coste pugliesi, fino al lavoro di Ivana Radovanovic, l'artista montenegrina che porta in mostra materiali variabili che paiono corpi indefiniti, morti e appesi: sono infatti «sculture senz'anima, a rappresentare il potere soppresso, teste piene di paglia».

www.mediterranbiennal.org.

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