«La mia Milano raccontata a chi non la vede»

Raccontare la città a chi non l'ha vista. Il proposito può apparire ingenuamente scontato a chi intenda questa frase nell'unico modo possibile per chi può contare sull'uso degli occhi. Eppure uno dei doni più grandi non è stato concesso a tutti. Raccontare la città a chi non l'ha vista può dunque significare prendere per mano chi vive nel buio e condurlo - passo passo - attraverso il tempo. E i cambiamenti. È quello che fa da settembre 2013 Gianfelice Facchetti, regista e attore teatrale e cinematografico tra i più apprezzati della leva degli anni Settanta.

Che cosa è diventato «Com'è bella la città» in questi lunghi mesi di crescita?

«È uno spettacolo maturo. Piace, riesce a sedurre e farsi desiderare. La platea ha sempre dimostrato di gradirlo e lo testimonia la sua longevità. Dalle prime del Piccolo, oggi siamo... al buio».

In che senso.

«Dopo due anni in chiaro, siamo approdati all'Istituto dei ciechi e lo recitiamo davanti a una platea mista nella rassegna “Dialogo nel buio”».

Un'emozione per un attore...

«È straordinario. La voce diventa tutto. Assume intenti ed effetti sterofonici. E le immagini, che di solito proiettiamo, vengono abolite. Non contano le espressioni del volto, ma il calore degli spettatori è identico. Un'esperienza straordinaria».

Come si presta questo spettacolo...

«È un monologo, quindi bene. Con l'aiuto di un chitarrista che mi accompagna, Stefano Covri, e i testi suggestivi di Alessandra Scotti, racconto la storia di un uomo nato negli anni Sessanta che ha “vissuto” Milano e le sue trasformazioni».

Il titolo fa riferimento a Gaber. Quali legami portano a lui?

« Com'è bella la città nasce in collaborazione con la Fondazione Gaber e ci è sembrato un bellissimo modo di ricordarlo, soprattutto visto che il monologo è imperniato su una persona che racconta la sua città e lo fa con il cuore. Con la nostalgia. Con una punta di sana rabbia. Ma con tanto amore».

Milano è il fulcro cui tutto ruota attorno.

«Anche le musiche. C'è un riferimento a Gaber, ovviamente. Ma anche a Lucio Dalla e al brano che ha dedicato alla nostra città».

Oltre al presente di una rappresentazione all'Istituto di

via Vivaio giovedì alle 21, quale futuro ha questo spettacolo.

«Abbiamo un accordo di collaborazione con il teatro Puccini che è interessato a riproporre il monologo. Due repliche sono già in cantiere il 15 e il 19 aprile».

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