Cinema, tv, palcoscenico: ovunque Vincenzo Salemme porti il suo teatro di scuola napoletana l'operazione riesce sempre. Lo fa con commedie che, a prescindere dal mezzo usato, vanno dritte al segno. L'ultimo successo dell'attore, autore e regista è stato in tv, proprio quel luogo dove, vuole il luogo comune, il teatro non possa funzionare mai: nel mese di dicembre Salemme ha portato in tv, su Rai2, «Salemme... il bello della diretta!», tre sue commedie teatrali, rappresentate in diretta. Risultato? Un consenso che pochi avevano previsto.
Oggi dal 14 al 23 gennaio al Teatro Nazionale (ore 21, ingresso 37,50-26 euro, info 02.006.40.844) l'attore napoletano torna a Milano, a un solo anno di distanza, con la divertente commedia «Con tutto il cuore».
Stagione scorsa al Manzoni, questa volta al Nazionale e con la stessa piéce: Milano si è presa una cotta per lei, da molto tempo.
«E pensare che questa commedia la cominciai a scrivere proprio qui a Milano, in albergo. Ero in città per portare in scena un'altra commedia, e la bozza mi è uscita in un attimo. A Milano venni la prima volta nel 1980 nella compagnia di Eduardo: era il mese di maggio, ricordo giornate assolate, tutti molto gentili, insomma un momento magico».
Qual è la prima qualità di una buona commedia?
«La semplicità del racconto. Attenzione, però: semplicità non significa banalità. Il racconto deve scorrere in modo lineare, con un linguaggio chiaro. Come quando vedi Maradona fare una giocata impossibile e ti sembra quasi facile, solo perché a fare quella cosa è lui. E poi servono dei colpi di scena».
Come nei gialli, che lei ama leggere e, talvolta, scrivere, come «La bomba di Maradona». Rimarrà un'esperienza isolata?
«Chissà. In quel caso mi spuntò naturalmente un'idea, proprio perché amo leggere un sacco di thriller».
«Con tutto il cuore» è la storia di un mite professore, Ottavio, un po' sotto schiaffo in famiglia e in un mondo sempre più aggressivo.
«Sì, provo molta solidarietà per questo mio personaggio, determinato a mantenere un suo stile e una sua educazione in un mondo urlato e volgare. Lui subisce un trapianto di cuore, poi scopre che il cuore apparteneva a un criminale che, sul punto di morire assassinato, aveva chiesto a sua mamma di dare il suo organo solo a qualcuno che potesse vendicarlo. Ovviamente, Ottavio non ha nessuna intenzione di trasformarsi in un criminale».
In una società sempre più arrabbiata, pronta a sibilare cattiverie sui social, c'è ancora spazio per i professori Ottavio?
«Io penso di sì. Queste persone sono un miracolo, e sa perché? Perché la manifestazione più diretta del miracolo è la bontà, che è gratuita. La cattiveria ha sempre tante spiegazioni, può nascere da biechi interessi, o dalla sete di vendetta. La bontà invece non si aspetta nulla».
Tornerà al cinema?
«Sì, voglio portare sullo schermo proprio questa commedia».
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