«Milano guiderà la lotta ai kamikaze»

Milano è la capitale del terrore. Da qui partirà la risposta dello Stato. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ieri in città con il capo della polizia Antonio Manganelli, ha presieduto il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza per preparare questa reazione delle istituzioni. «Tempi rapidi», ha assicurato Maroni. Si parla di poche settimane per studiare nuove regole che consentano di intervenire ed estirpare l’odio integralista che ha sconfinato in Italia. Il metodo - ha annunciato il ministro - è simile a quello usato un anno fa a Caserta, in una realtà provinciale specifica, che ha funzionato e che presto esporteremo in realtà simili». Jihad e camorra sono evidentemente nemici diversi, ma le armi per sconfiggerle saranno elaborate nello stesso modo.
Il quadro dei fatti della settimana scorsa alla Perrucchetti è chiaro: «Pur essendo una cellula - ha detto il ministro in prefettura - non sono stati accertati collegamenti con organizzazioni strutturate della Jihad, ma solo l’ispirazione ad Al Qaida e questo si inquadra nel sistema relativamente nuovo della diffusione delle reti del terrorismo. Si potrebbe parlare di una sorta di franchising del terrorismo».
Un franchising del terrore strutturato in modo molto semplice, e altrove purtroppo anche vincente. Funziona così: «Al Qaida - ha spiegato Maroni - mette a disposizione informazioni, motivazioni e strumenti a chiunque voglia condividere le finalità terroristiche. Mette a disposizione il marchio poi ciascuno si costruisce la sua cellula». E questo sistema, paradossalmente, è ancor più insidioso: «Le cellule sono più pericolose - ha concluso Maroni - perché sono più difficili da controllare». Anche il presidente della Regione Roberto Formigoni ha confermato l’«isolamento» della cellula milanese: un attentatore e due complici.
Ma al di là delle indagini sull’attentato, la bomba alla Santa Barbara avrà ripercussioni politiche e amministrative, questo è certo. Si parla di allontanamenti dell’imam condannato, e dell’ipotesi di chiudere l’Istituto di viale Jenner, o altri centri. Ma le ripercussioni non saranno immediate. Tutto resta cristallizzato fino a quando non sarà portato a compimento il lavoro di questa task force formata da ministero ed istituzioni locali. Una task force che già oggi comincia a lavorare.
Il sindaco Letizia Moratti ha ribadito che la discussione infinita sulle moschee cittadine non sarà chiusa fino alla definizione di regole che tengano conto delle esigenze del culto, ma che garantiscano anche sicurezza e controllo. «Il ministero dell’Interno - ha spiegato Formigoni - si è riservato di presentare una normativa ad hoc sulla quale sta già lavorando e che vedrà la luce a breve». «Ci sarà un provvedimento nazionale - ha aggiunto - che poi avrà applicazioni specifiche sui territori: ma queste arriveranno comunque a valle della normativa nazionale».

Il lavoro della squadra coordinata dal prefetto - lo ha sottolineato anche il sindaco - dovrà preparare misure che viaggino sui binari dell’integrazione e della prevenzione. «Daremo vita a un “modello Milano” - ha proseguito il ministro - per quel che attiene ai rapporti con le comunità islamiche e in generale con i cittadini extracomunitari».

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