Trentacinquemila chilometri in un anno solare attraversando i cinque continenti, alla media di oltre novantacinque chilometri al giorno. Altro che Giro d'Italia o Tour de France. Marco Flavio Invernizzi è il pronipote che Luigi Masetti, capostipite della dinastia degli avventurieri sulle due ruote spinte dalla forza dei garretti, avrebbe fortemente desiderato.
Ventotto anni, vive e lavora a Cuggiono, paesino della provincia nord di Milano. Espressione intelligente, sguardo sveglio, Marco ha deciso di lanciarsi in una fantastica odissea ciclistica. «La passione per i viaggi in bicicletta - racconta - nasce da qualche anno a questa parte. Inizialmente mi sono comprato un modello da corsa, col quale ho deciso di andarmene a Barcellona. Il gioco mi è piaciuto, e l'anno successivo ho pensato ad un viaggio vero e proprio. Destinazione Oslo. Venti giorni incredibili».
Niente a che vedere con ciò che Marco ha iniziato ieri. Partenza da casa sua, insieme a una amica che lo seguirà per la prima settimana, e arrivo a Lisbona dove un aereo lo porterà a Boston. E dall'America del Nord giù, fino a Santiago del Cile. Altro aereo ed ecco Sidney e l'Australia; qualche chilometro tanto per gradire con arrivo ad Adelaide e ancora volo verso Hong Kong. Un bel pezzo d'Asia fino a entrare in India. Da lì ultimo trasferimento destinazione Turchia con susseguente risalita verso l'Italia. Trentacinque paesi. Trentacinque storie da raccontare.
«La realtà - dice Marco - è che non ho una vera e propria idea di ciò che farò una volta lasciata l'Europa. Ho le date di partenza degli aerei, ma per il resto non ho pianificato nulla. Gestirò il tutto momento per momento. Ho studiato con attenzione il percorso ma senza prenotare nulla dall'Italia. E ho calcolato di trascorrere circa l'80% delle notti in tenda». Il giovanotto viaggia all'avventura, portandosi dietro due borse e uno zaino più materassino, tenda e sacco a pelo. «La bici con cui starò via un anno intero è una comunissima bicicletta che ciascuno può acquistare. Dei ritocchi sono stati fatti, e sono stato dal bio-meccanicoper settare la postura. Perché un giorno o una settimana malmessi sul sellino sono sopportabili, un anno intero finisce che mi rovino la schiena». Tecnologia? Non possono mancare un gps, il cellulare, il pc e una telecamera con la quale riprenderà la maggior parte del viaggio trasmettendolo o sulla sua pagina facebook o direttamente sul suo sito. E, fatta eccezione per il pc, gli altri oggetti verranno ricaricati da un pannello solare montato direttamente sulla bici. L'itinerario verrà coperto in solitaria. «Viaggiare da solo mi piace, trasmette pace e serenità. Poi non è detto che durante il cammino non possa condividere di tanto in tanto qualche chilometro insieme a compagni conosciuti lungo il tragitto».
Vengono spontanee un paio di domande: ma il lavoro? E i costi chi li copre? «I costi - spiega Marco - sono in parte coperti da qualche piccolo sponsor, soprattutto amici, in parte dai miei risparmi, e il lavoro... mah, ho deciso di svolgerlo durante il viaggio. Certo, uno zoccolo duro formato dai miei collaboratori porterà avanti la società, ma molti progetti mi piacerebbe svilupparli da dove mi troverò in quel preciso momento».
Ora Marco ha ancora un mucchio di preparativi da ultimare. E mentre saluta rivela che, una volta finito questo viaggio, vorrebbe tanto andarmene in barca a vela. L'animo dell'avventuriero. Moderno Ulisse.di Gabriele Borzillo
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