Milano resta senza presidente del consiglio. A tutto ci si abitua, anche ad avere il numero uno del governo, persino se la città è Milano, capitale degli affari e di molte altre cose ma non dei palazzi della politica. Eppure i precedenti governi avevano abituato i milanesi al piacere di esprimere il capo del governo italiano
Con Silvio Berlusconi, milanesi e lombardi nell'esecutivo avevano battuto una specie di record. E anche il governo Monti ha traghettato a Palazzo Chigi un discreto numero di professori cresciuti e pasciuti a Milano, a partire dall'ex rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi. Adesso, stop ai fotografi a caccia del riposo del guerriero nel week end. Milano torna a essere una nicchia della politica.
La città manda al governo soltanto due politici milanesi. Sono Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture, e Mario Mauro, ministro della Difesa. Entrambi arrivano dal vivaio di Don Giussani, cresciuti nell'area di Comunione e liberazione, anche se recentemente i loro percorsi si sono divisi. Mauro Mauro, capogruppo del Pdl al Parlamento europeo, ha lasciato il partito per tentare l'avventura della lista Monti. Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, è rimasto nelle file del Pdl.
Lupi, milanese di Baggio, classe 1959, laureato alla Cattolica, è sposato e ha tre figli. Avere un milanese al governo, nel cruciale settore delle Infrastrutture e dei Trasporti, lascia ben sperare per le tante opere in corso in Lombardia e che contano di arrivare a essere finalmente disponibili entro il 2015, in attesa per l'Expo. Ci sono buone ragioni per pensare che Bre.be.mi, Tem, Pedemontana siano esigenze ben presenti al neo ministro alle Infrastrutture. Un discorso analogo si può fare per le metropolitane. Lupi insiste molto sulla necessità di rilanciare i binari sotterranei ancora in alto mare. Se la linea 5 è in partenza, si sa ancora pochissimo della linea 4. Tutti investimenti in grado di aiutare la produzione e rilanciare l'economia.
Mauro, nato nel 1961 a San Giovanni Rotondo, il paese di padre Pio, si è laureato a Milano alla Cattolica e qui è cresciuta la sua carriera politica. Ministro della Difesa, si troverà presto di fronte alla richiesta di molti milanesi (sostenuta dal suo ex partito) di rimandare l'esercito nelle strade, per far fronte alla grande sensazione di insicurezza diffusa in città.
I due ministri milanesi non sono l'unica impronta ambrosiana presente nel nuovo governo. Il romano Enzo Moàvero Milanesi, ministro degli Affari Ue, classe 1954, ha importanti ascendenze in terra lombarda. La sua famiglia discende da Ferdinando Bocconi, il fondatore dell'università milanese intitolata al figlio Luigi, ed è originaria di Cavenago d'Adda, in Provincia di Lodi. Nonostante tutto ciò, Moàvero ha studiato giurisprudenza alla Sapienza di Roma. È nata dalla sua famiglia anche la Rinascente: correva l'anno 1865 quando i fratelli Luigi e Ferdinando Bocconi aprirono il negozio di via Santa Radegonga, antesignano della nuova moda che non passava più dalle sartorie.
Un'altra traccia di Milano a Palazzo Chigi è Annamaria Cancellieri, ministro dell'Interno nel governo Monti entrata nel governo Letta come titolare della Giustizia. Nata a Roma nel 1943, ha iniziato il cursus honorum al Viminale come capo ufficio stampa della prefettura di Milano.
Riusciranno Milano e la Lombardia a consolarsi così? Eppure una terra abituata a premier e passerelle di ministri torna a giocare un ruolo defilato.
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