Milano «scoperta» di notte, in particolare nella fascia tra l'1 e le 5 del mattino. Il motivo? Limiti orari delle «consegne» affidate ai militari, che sono comunque in numero elevato in servizio in città. Si parla di almeno 700 soldati. Difficile se non impossibile conoscere le motivazioni di una decisione presa dal tavolo tecnico della Prefettura. Anche il rimpallo di responsabilità tra Prefettura, Questura e Comune che siedono al tavolo. Una decisione che stride con i recenti fatti di cronaca nera, in particolare di violenze sessuali in strada, ma non solo (tradotto: violenza sessuali sui taxi abusivi e nelle abitazioni di anziane ad opera di sconosciuti) ai danni delle donne e nonostante le difficoltà nel controllare un territorio vasto e complesso come quello milanese. Sembra infatti che l'orario del pattugliamento da parte dei militari si fermi all'una di notte. Una consegna quindi che, se stabilita da Prefettura e Questura per i soldati dedicati all'operazione «Strade sicure», potrebbe essere forse modificabile. Come è noto il corpo della polizia di Stato è sotto organico: mancano all'appello 2.500 poliziotti in città. Era atteso, infatti, nel decreto sicurezza approvato dal Consiglio dei Ministri lunedì scorso il bando pubblico per l'assunzione di 15mila uomini in 5 anni, ma non è stato pubblicato.
Solo la polizia locale è in servizio 24 ore su 24 in città, ma c'è un «ma». I vigili hanno anche l'esclusiva sugli incidenti stradali, il che significa, appunto, che in caso di incidente, sono gli unici titolati a intervenire. Tradotto: sono le uniche forze dell'ordine che sorvegliano la città tutta la notte, sotto organico e vincolati alle emergenze stradali. Anche in questo caso il decreto Salvini avrebbe potuto «prolungare» il decreto Minniti che consentiva ai Comuni di assumere vigili per sostituire i «cessati». Ma nemmeno di questo c'è traccia. Una misura che, tra l'altro, avrebbe permesso di liberare le altre forze dell'ordine impegnate in compiti che possono essere svolti anche dai vigili. Per quanto riguarda i militari, l'ultimo invio risale al novembre 2016, quando l'allora ministro dell'Interno Angelino Alfano spedì altri 150 soldati dopo l'omicidio di piazzale Loreto. E così sono 700 quelli divisi tra pattuglie miste, di vigilanza fissa a siti e obiettivi sensibili e mobili. residiati da pattuglie miste i quartieri di Corvetto, San Siro via Padova e dintorni, da pattuglie di vigilanza fissa in piazzale Loreto, Darsena, piazza Castello, stazione Bonola, via Sammartini, stazione Centrale e piazza Duca d'Aosta. Pattuglie mobili di ronda lungo itinerari prestabiliti si trovano tra piazzale Maciachini via Imbonati, Giambellino e Lorenteggio, Lambrate, Rogoredo, corso Como e piazza Gae Aulenti, Stadera e Spaventa, corso Buenos Aires e Porta Venezia, Duomo San Babila a Castello Sforzesco. Il 30 aprile la Questura ha aggiunto anche Brera tra le zone «rosse».
Viene da chiedersi perché per gli oltre 700 militari dell'operazione «Strade sicure», numero non certo basso, vista la recrudescenza di episodi di violenza, soprattutto ai danni delle donne e soprattutto la sera, non vengano impiegati diversamente, distribuiti in turni per coprire appunto fasce orarie «scoperte». Da agosto a oggi si sono verificate almeno cinque tentate violenze in metropolitana e almeno due casi di violenza in casa. Non solo, sembra che una delle ultime disposizioni del prefetto riguardi l'annullamento del servizio di sicurezza dei militari all'ingresso del Duomo con i metal detector. Come sostituirli? Un servizio di vigilanza privata presidi gli accessi alla cattedrale, considerata ovviamente «luogo sensibile», potrebbe costare intorno agli 800mila euro l'anno.
Costo che potrebbe essere sopperito dall'utilizzo di vigili, «prestati» dal comune come compensazione per il mancato contributo economico alla Veneranda Fabbrica. Se da un lato alcuni militari verrebbero liberati da questa incombenza, dall'altro i vigili sono le uniche forze di polizia che presidiano la città 24 ore su 24 e con le limitazioni dell'esclusiva stradale.
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