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Milano sfilerà a Locarno con un film sul Duomo

Una pellicola a metà strada fra il documentario e una fiction avvincente per raccontare la storia della Fabbrica e la costruzione della cattedrale

Il leopardo rossocrociato riprende a ruggire. Il grande cinema, come ogni estate, torna in piazza Grande e nei tanti poli che ospitano le proiezioni della cittadina ticinese. Ma quest'anno, sulla passerella svizzera che s'inaugura il 5 agosto, Milano sarà protagonista. Più e meglio dell'edizione scorsa quando, tra i vari film in rassegna, spiccava San Siro di Yuri Ancarani, un retroscena sul mondo notturno che gravita intorno allo stadio Meazza.

Quest'anno la città sarà rappresentata da una pellicola fuori concorso, presentata al Festival in prima mondiale, inclusa nella sezione «Signs of life», ma di grande suggestione simbolica e storica. La regista, milanesissima di origini, Martina Parenti, con lo sceneggiatore e produttore Massimo D'Anolfi, porta a Locarno L'infinita fabbrica del Duomo , che - in un'ora e un quarto - racconta le emozioni legate alla costruzione della cattedrale in un'opera a metà strada fra il documentario, specialità in cui la Parenti è nata e si è formata artisticamente, e una sorta di fiction. Pur restando ben lontano da un film d'avventura, la narrazione si snoda fin dai primi blocchi di marmo di Candoglia trasportati nel centro della città per la costruzione del Duomo.

La metropoli lombarda, così vicina alla Confederazione e al centro dell'attenzione mediatica per Expo, ottiene quindi una grande visibilità grazie alla storia, all'arte e al culto in un crocevia di elementi presentati al pubblico eterogeneo e internazionale che affolla il Festival di Locarno.

L'edizione di quest'anno, presentata giovedì 16 luglio al Circolo svizzero, ha tutte le credenziali per non passare inosservata. In primo luogo i premiati. Marco Bellocchio che proprio qui presentò I pugni in tasca nel '65, l'Excellence award a Edward Norton tra i protagonisti di Birdman, il Pardo d'onore a Michael Cimino, autore de Il cacciatore con cui vinse cinque Oscar, oltre a Bulle Ogier, Andy Garcia, Marlen Khutsiev e Walter Murch.

La rassegna si apre con un film dai grandi nomi, Dove eravamo rimasti di Jonathan Demme con Kevin Kline e una Meryl Streep in versione rock e si chiude il 16, giorno successivo alla premiazione dei vincitori, con Asino vola , un'opera prima di Paolo Tripodi e Marcello Fonte, che ha finalità importanti nel campo della solidarietà per la lotta al neuroblastoma. Il film è una favola diretta alle famiglie.

Articolata e ambiziosa la pattuglia italiana che propone Bella e perduta di Pietro Marcello, una fiaba dal sapore pasoliniano alla quale si aggiunge Pastorale cilentana di Mario Martone collegata a Expo ma sorprendentemente non per temi gastronomici, Vivere alla grande di Fabio Leli sul retroterra del mondo dei giochi d'azzardo, Romeo e Giulietta di Massimo Coppola che ambienta la trama shakespeariana in un campo rom, I sogni del lago salato di Andrea Segre e Genitori di Alberto Fasulo.

La retrospettiva è dedicata a una grande firma del cinema americano, il trasgressivo Sam Peckinpah che firmò Pat Garrett & Billy the kid con le musiche di Bob Dylan, Convoy , Getaway , Il mucchio selvaggio , Cane di Paglia .

Tra le curiosità, infine, va ricordato che un anno fa il Pardo andò al film filippino di Lav Diaz From what is before che sfiorava le 6 ore di durata. Quest'anno i selezionatori si sono contenuti ma il primato della pellicola più lunga spetta a un altro film asiatico in concorso, il giapponese Happy hour di Ryusuke Hamaguchi che supera le 5 ore e un quarto.

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