Cronaca locale

Milano vuol tornare grande per rilanciare tutto il volley

Il presidente Fusaro: "Federazione e Lega mi chiedono una mano. Ma se non mi danno il Palalido mollo tutto"

Milano vuol tornare grande per rilanciare tutto il volley

Un imprenditore con la pallavolo nel sangue. La ricetta più semplice per riportare Milano tra le grandi di questo sport in Italia: «L'idea l'hanno avuta Bruno Cattaneo e Adriano Pucci Mossotti, due miei amici che oggi occupano ruoli chiave nel volley: il primo presidente federale, il secondo presidente del comitato regionale. Mi hanno chiamato e mi hanno detto che avevano bisogno di riportare Milano nella pllavolo di vertice e che io avrei potuto aiutarli...». E così Lucio Fusaro, 62 anni, ex giocatore e poi allenatore del glorioso Gonzaga anni Settanta-Ottanta, ma da anni imprenditore di successo nel campo della cosmetica, e non solo, ha deciso di accompagnare l'ennesimo tentativo del volley di riappropriarsi di Milano e viceversa. Ma la città che promette tanto, molte volte è una vera montagna da scalare, a partire dall'annoso problema degli impianti: «Sì, una situazione assurda che mi ha fatto pentire di aver rilevato questa squadra troppo in anticipo sui tempi. Se avessi saputo che per ricostruire il Palalido sarebbero stati necessari tutti questi anni, forse avrei ritardato l'operazione...».

E comunque adesso siamo arrivati al dunque: «Sì, l'assessore Guaineri, alla presentazione della nostra squadra, ci ha garantito che dalla prossima stagione giocheremo in piazza Stuparich, perchè a fine novembre la ricostruzione sarà completata. A quel punto però le ho anche detto di cercare di velocizzare le operazioni di collaudi e certificazioni, così se dovessimo andare ai playoff potremmo già giocarci quest'anno... Speriamo, ma una cosa è certa: se tra dodici mesi non potremo ancora utilizzarlo, mollerò tutto».

Un ultimatum al Comune, ma di conseguenza anche alla pallavolo, che si aspetta tanto dall'operazione Milano: «Con tutto il rispetto per la provincia, che ci ha accolto magnificamente come attualmente a Busto Arsizio, io sono nato in via Torino e voglio giocare a casa mia. Voglio un palazzetto che tutti i ragazzi di Milano e dintorni possano raggiungere comodamente in metropolitana. E poi sinceramente sento dietro di me le aspettative non solo della federazione, ma soprattutto della lega: perse Milano, Roma, Torino, Firenze, la pallavolo ha sofferto un'eccessiva provincializzazione. Adesso tutti scoprono che avere Milano al vertice è un beneficio per tutti. Se vai da uno sponsor e ti chiede dove si gioca il campionato, un conto è rispondere Sora o Civitanova, un conto Milano o Roma. E così tutti ne traggono beneficio. E poi Milano ha delle potenzialità economiche enormi, forse è stato anche l'Expo a risvegliare l'orgoglio di tante aziende. Adesso devono essere le amministrazioni a sensibilizzarle ad investire anche sullo sport».

Il rovescio della medaglia è una città prigioniera della burocrazia, delle lentezze amministrative: «Io vivo anche in America per motivi di lavoro: a Pittsburgh hanno abbattuto e ricostruito un palazzo dello sport in 8 mesi... Qui speriamo almeno che lo stiano ricostruendo rispettando le norme per le partite internazionali, altrimenti saremmo da capo. Io comunque sono molto ottimista, vedrete che riempiremo il Palalido, come ai tempi in cui ci giocavano il Gonzaga, il Simmenthal e l'All'Onestà, e riscalderemo di nuovo il volley milanese».

Anche se Milano e la pallavolo non si sono mai amate fino in fondo, tanto che lo scudetto - chissà perchè? - è sempre rimasto un tabù. «Bisognerebbe chiederlo a Berlusconi che ai tempi della Mediolanum ci investì tantissimi soldi ma si fermò al secondo posto, come l'Asystel qualche anno dopo. Forse perchè per vincere i soldi non bastano ed è per questo che io sto partendo dalla costruzione della società e dal suo radicamento sul territorio: un grande allenatore come Giani, un direttore generale competente come l'ex sindaco di Segrate Alessandrini e poi una squadra fatta di buoni giocatori, possibilmente milanesi, come Riccardo Sbertoli, 19 anni, già entrato nel giro azzurro (anche se attualmente infortunato, ndr). Sarà l'esempio per i tantissimi ragazzi che a Milano e provincia scelgono questo sport». E hanno bisogno di una casa.

(2. Continua)

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