Luca Pavanel
E venne il giorno del gran finale anche per il festival Mito 2017, undicesima edizione e seconda sotto la direzione di Anna Gastel. Appuntamento stasera col solista alla viola Julian Rachlin e col direttore Riccardo Chailly alla testa della Filarmonica della Scala, reduci da una tournèe europea. Via alla musica dalle ore 21 agli Arcimboldi, che tra l'altro ha l'occasione di dimostrare ancora una volta la sua importanza come polo decentrato ma di prima grandezza per la musica in città. Ispirato anch'esso al tema «Natura», come il resto della rassegna, il programma della chiusura si intitola «Luci» (identico per l'evento di domani a Torino) ed è stato come per tutti gli altri appositamente creato per l'occasione. Ma vediamo la scaletta.
In apertura «Lontano» dell'ungherese György Ligeti, del 1967, lenta progressione di una luce cangiante, come in un sogno dai contorni imprendibili (brano celebre usato non a caso da Stanley Kubrik per «The Shining» e da Martin Scorsese per «Shutter Island») cui segue il «Concerto per viola e orchestra» di Bartók, ultimo lavoro dell'ungherese completato nel '47 dall'allievo Tibor Serly, affidato in questa occasione all'archetto del virtuoso di origine lituana Rachlin che ne svelerà il tono intimo e contemplativo. E ancora: nella seconda parte: «Pini di Roma» e «Fontane di Roma» di Ottorino Respighi che, nella natura, «coglie l'abbaglio, il chiarore, lo sfavillare dei colori che chiunque abbia visitato la Città Eterna non tarderà a riconoscere» viene spiegato nella presentazione. Dice il Maestro Rachlin: «Chailly ti pone ogni volta davanti a nuove sfide, è incredibilmente preparato e trascorre tanto tempo coi solisti, come pochi direttori sanno fare - aggiunge - Ama incontrarti nei giorni prima del concerto, provare al piano, discutere ogni frase, ogni battuta, si prende cura dell'interpretazione perché non considera un concerto un accompagnamento musicale ma un complesso lavoro sinfonico. Ho avuto la fortuna di avere un importante tour con il Gewandhaus durante il quale si è costruita una profonda relazione personale e professionale». Di più.
Riguardo la seconda parte del concerto la memoria ritorna alla Filarmonica alle prese col «concertone» in piazza Duomo, il giugno scorso. Chailly parlò di Respighi e del medesima partitura: «I Pini di Roma è un brano che il mondo ama.
Per dimensioni acustiche e orchestrazione è adatto pure alla musica all'aperto». Già, Respighi, per un periodo emarginato, ma ora - conclude il Maestro - si è tornati a valorizzare quel mondo di fine Ottocento-primi Novecento».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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