Paola Fucilieri
Il 27 luglio, quando i carabinieri della stazione di Greco Milanese intervengono nell'asilo nido Baby World Bicocca di viale Sarca 182 - dove di solito sono ospiti 13-14 bimbi dai 10 mesi ai 3 anni di età, che i quel giorno sono solo 9 - è l'ora della pappa. «Venga con me» intima un militare entrato d'impeto nella struttura a Milena Ceres, 34 anni, origini salernitane, titolare della scuola. La squadra investigativa della caserma di Greco Milanese, coordinati dai colleghi della compagnia Monforte, da 26 giorni vedono le immagini di questi bambini maltrattati da una donna, la Ceres, che ha all'attivo una laurea in lettere e filosofia e una in scienze dell'educazione. Insieme al suo compagno Enrico Piroddi vivono a Monza e si stanno per sposare. Lui, cagliaritano di un anno maggiore di Milena, è laureato in sociologia ma nella scuola si occupa dei pasti. Mentre portano in caserma la sua compagna che continua a chiedere ripetutamente «Posso capire quello che sta succedendo?» i carabinieri intimano al giovane uomo di continuare a servire i pasti ai bambini, ma lo lasciano «in compagnia» di due loro colleghi, che restano sulla soglia dell'asilo nido attenti a non perderlo di vista.
La donna, spiegano sempre gli investigatori, una volta seduta negli uffici alla stazione dei carabinieri di Greco, da subito si dice certa dell'estrema validità propri metodi d'insegnamento.
«Nella sua lucida follia lei è convinta di quello che fa - conferma uno degli investigatori -. Lo ha ripetuto più volte che i bambini hanno bisogno di essere educati con grande severità e durezza. E quando le abbiamo fatto notare che quei piccoli lei li aveva schiaffeggiati, segregati perché piangevano troppo sulle sdraie con delle cinghie per non farli muovere all'interno del bagno delle assistenti, al buio, finché non avevano più fiato nemmeno per singhiozzare. E che uno di loro, di appena due anni, lo aveva appena morso al volto - motivo per cui, vedendo il gesto attraverso le telecamere, ci eravamo precipitati ad arrestarla - la donna, granitica, ha collaborato, fornendo anche una sua, seppur davvero personalissima, spiegazione pedagogica. E ha ribadito che tutto quello che faceva, quindi anche il morso, era parte integrante di quel sistema educativo da lei applicato per stimolare la crescita dei piccoli. A quel punto abbiamo pensato che forse andava sottoposta a perizia psichiatrica».
Quando poi abbiamo portato anche il suo compagno in caserma, i due non hanno battuto ciglio. «Come se non fossero consci della gravità del reato commesso» concludono gli investigatori.
L'uomo ora - mentre la Ceres è stata prima arrestata e poi mandata ai domiciliari nell'appartamento della coppia a Monza - è a piede libero. Davanti alle telecamere si è limitato a dichiarare di aver trascorso sì quattro giorni in carcere. «Ma ora sono libero - ha sottolineato - ci sarà un perché. Non voglio dichiarare null'altro - dice - tanto la verità e tutto il resto verranno a galla». Eppure secondo gli investigatori era lui, Piroddi, che istruiva le assistenti (due quelle indagate a piede libero) su cosa dire ai genitori se avessero chiesto di questo o quel livido apparso sul corpo del figlio e lasciato dai «metodi educativi» di Milena. «Mi raccomando: raccontate che è caduto».
Intanto i genitori dei bambini della scuola che ieri hanno visto in tivù le immagini dell'asilo dove avevano iscritto, fiduciosi dei metodi educativi di Milena Ceres i loro bambini - hanno affollato gli uffici dei carabinieri.
Finora solo i due professionisti 40enni, genitori del piccolo Francesco - il bimbo morso dalla Ceres - erano stati avvertiti di quel che succedeva al BabyWorld. E anche se i bimbi sono molto piccoli, è probabile che emergano ulteriori episodi di maltrattamenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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