La movida è selvaggia. Ufficialmente. E così sarà almeno per qualche giorno ancora. Difficile pensare infatti che il consiglio comunale approvi oggi, in un'unica seduta, il nuovo regolamento dei pubblici esercizi: 50 gli emendamenti presentati dall'opposizione, una decina quelli della maggioranza. Cosa è successo? Venerdì sono scadute le ordinanze che dal 2011 regolano gli orari di chiusura di bar, pub e locali nelle zone hot del divertimento notturno e vietano la somministrazione di bevande alcoliche in vetro dopo le 21. Il motivo? Mettere un limite al divertimento, spesso alcolico e molesto, del popolo della notte, garantire almeno da una cert'ora in poi il sonno ai residenti e impedire che le centinaia di bottiglie di vetro a terra, oltre a far rumore, possano anche diventare pericolose.
Il risultato del vuoto legislativo? Delirio, musica e bonghi fino all'alba, notti in bianco per i residenti di Navigli, Ticinese, San Lorenzo, piazza XXV aprile, corso Como, Brera e Arco della Pace. Rumore, schiamazzi, e sporcizia ovunque. Le ordinanze, ovvero le misure di contingenza e urgenza emanate dal sindaco in nome della tutela della salute e della sicurezza pubbliche, non rappresentano un rimedio strutturale al problema e spesso finiscono nel mirino del Tar, con sospensioni alterne.
Il motivo per cui l'amministrazione, o meglio l'assessore alle Attività produttive Franco D'Alfonso, ha scelto di non rinnovare appunto queste norme straordinarie è lo sbarco in consiglio del testo, che ora dovrà licenziarlo. Un regolamento dibattuto, sviscerato in tutti i suoi aspetti durante l'anno e che non piace all'opposizione, ma nemmeno a tutta la maggioranza. «In tutte le città è il consiglio comunale a decidere sul regolamento dei pubblici esercizi. Il regolamento c'è e ora tocca all'aula approvarlo: io non metto becco sugli emendamenti a patto che non stravolgano l'impianto del provvedimento e non faccio il badante di nessuno» afferma l'assessore. Come dire: io me ne lavo le mani, se la sbrighino i consiglieri di maggioranza e opposizione. Ma questo braccio di ferro tra giunta e consiglio, scrollarsi di dosso le responsabilità da parte del titolare al Commercio, vengono pagati dai residenti dei quartieri frequentati dal popolo della notte, e non hanno chiuso occhio nel weekend lungo. Sono dovuti intervenire i vigili ad esempio alle Colonne, per interrompere dopo la mezzanotte quattro gruppi diversi di ragazzi che suonavano i bonghi, ovvero i tamburi. «Una Giunta di dilettanti sta gettando Milano nel caos come accade nel suk delle Colonne, dove ubriachi, spacciatori, punkabbestia e bonghisti hanno trasformato una zona archeologica in una disumana Disneyland - tuona l'ex vicesindaco Riccardo de Corato, consigliere di Fdi -. Granelli e D'Alfonso fanno passeggiate notturne tra sparute pattuglie di vigili, mentre 2mila residenti insonni aspettano che qualcuno intervenga da parte della Questura e della Prefettura».
Ma le notti in bianco dei milanesi sono il prezzo che la città deve pagare per una polemica tutta interna al palazzo e al gioco dello scaricabarile tra giunta e consiglio? «Il risultato è che nel frattempo (e i tempi dell'iter amministrativo non saranno certo brevi) quella fetta di milanesi che da anni combatte caos e rumori molesti notturni, ora dovrà sorbirsi un'estate all'insegna della deregulation» scrivono i Comitati Abitanti dei Navigli.
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