Musica, bar e ristoranti: tra occupazioni e affari

Macao in viale Molise e gli abusivi di piazza Ferrara L'ultimo business? La «Trattoria sociale» in via Oglio

Michelangelo Bonessa

Il municipio delle attività commerciali nate dalle occupazioni. Da Porta Vittoria a Brenta nella ex Zona 4 fioriscono esempi di queste nuove attività. Locali per il divertimento, trattorie e bar che aprono con il motivo di «aprire spazi alla cittadinanza». E, dopo aver avviato il proprio business, tendono a diventare storiche: ad esempio il centro sociale di piazza Ferrara, noto per aver pestato più volte i leghisti che cercavano solo di fare propaganda politica come da diritti costituzionali.

Oppure Macao, un'attività commerciale in piena regola che durante il Salone del mobile diventa pure albergo con prezzi allineati al mercato. Uno schiaffo per chi, proprio di fianco, ha aperto un centro simile, ma seguendo le regole. La società proprietaria dell'immobile è Sogemi, i cui vertici sono decisi dalla politica. È dunque improbabile che decida di smettere di pagare le bollette agli occupanti. Forse l'occupazione, che ormai dura da anni, finirà con il nuovo corso politico del municipio 4. «Purtroppo la leggerezza con cui la giunta Pisapia ha affrontato il tema della legalità ha creato un senso di impunità da sradicare. Come nuovo governo Municipale ci prendiamo fin da subito l'onere di chiedere come maggior forza a Sogemi, proprietaria dell'ex macello di viale Molise, di intervenire per ripristinare la legalità - afferma Oscar Strano, consigliere eletto nel municipio 4 in quota Passera -. Dopodiché è evidente che serva un progetto per quell'area, perché lasciarla abbandonata ancora a lungo sarebbe un grave danno. Ma non si può prescindere dal rispetto delle regole. Ogni occupazione è un reato. E come governo municipale non possiamo tollerarlo».

Una condanna che tiene in piedi dei però, quelli sul futuro dell'area, come quella arrivata per l'occupazione di via Oglio 8 da parte di insospettabili come Silvia Sardone, pasionaria di Forza Italia appena eletta in consiglio metropolitano: lo stabile è stato occupato dal collettivo «Aldo dice 26X1», appena scacciato da Sesto San Giovanni dove aveva dato vita all'esperienza di un residence sociale in cui vivevano 256 persone tra cui 58 bambini. Persone in attesa di una casa popolare o di un aiuto dal Comune che potranno ora vivere nel centinaio di stanze dello stabile di via Oglio. Una struttura costruita con un contributo di 1,2 milioni di fondi pubblici e mai diventata lo studentato promesso. La società è fallita e in mano a un liquidatore. Un progetto mancato, a parte per chi ha introitato i finanziamenti pubblici, e ora occupato. Però persino Sardone, nota per le sue posizioni forti, ha puntato il dito più su chi ha lasciato queste famiglie senza speranza che su chi ha aperto la «Trattoria sociale» che si inaugurerà domani. L'ennesima attività senza permessi destinata a diventare storica. Il caos sulle graduatorie per l'assegnazione di case popolari se sarà mai risolto, lo sarà in un futuro molto lontano. Inoltre è difficile che un liquidatore si metta di traverso per un immobile tra i tanti. E poi la via si presta a un'iniziativa simile: dall'altro lato della strada c'è un circolo Arci e poco più avanti un centro civico. Mancava giusto una «trattoria sociale» con annessa sala concerti per gettare le basi di una «via sociale». Strada che ha appena guadagnato 256 abitanti. E che come nelle vie commerciali, o nelle grandi aziende, è già gestita da un ristretto giro di persone che hanno le chiavi delle zone riservate alla dirigenza.

Le stesse che hanno cambiato la catena che chiude i cancelli di via Oglio 8. Ora è rossa, ma è sempre una catena. Ora sono loro che possono decidere se e quando aprire lo spazio a tutta la cittadinanza che, almeno per via Oglio 8, ha già versato il dovuto.

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